Bullismo, dati choc: una vittima su dieci tenta il suicidio

19 Gen 2016 19:24 - di Redazione

«Sterminare la piaga del bullismo necessita di un approccio integrato che supporti sia le vittime che i carnefici» di questo è convinto Gabrielle Fellus, responsabile della Palestra di Autostima e Autodifesa della Casa Pediatrica dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Inaugurata lo scorso 6 giugno grazie ad una donazione della Fondazione EY Italia Onlus, la Palestra soccorre in maniera pratica, mirata, efficace e concreta le vittime di bullismo. «Chi subisce bullismo è esposto al rischio di suicidio con una probabilità doppia rispetto ai coetanei. Il 10% tenta di togliersi la vita e il 30% compie atti di autolesionismo» prosegue Fellus, che aggiunge che «il bullismo deve essere scardinato all’origine, perché nessuno nasce bullo; bisogna lavorare tanto sulle fragilità della vittima quanto sul carnefice». «Le vittime – sottolinea Fellus – devono essere aiutate ad aumentare la propria autostima e consapevolezza sfruttando una struttura che le sostenga e le accolga senza giudicare ed accusare, senza prediche». Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica del Polo Pediatrico della Regione Lombardia Asst Fatebenefratelli e Sacco, spiega che «non bisogna punire i bulli ma strutturare un’attività continua e completa di prevenzione capace di coinvolgere i ragazzi. Le fragilità dei preadolescenti di oggi non sono più decifrabili come quella del passato, perché ormai nella socialità dei minori c’è un nesso indissolubile tra vita reale e vita virtuale». Daniela Carosio, segretario generale della Fondazione EY Italia Onlus, che ha reso possibile questo progetto ha concluso: «Grazie alla donazione della Fondazione EY Italia Onlus, la Palestra di Autostima e Autodifesa è la prima palestra al mondo nata all’interno di ospedale. Fondazione EY Italia Onlus, da sempre attenta alla formazione e allo sviluppo dei giovani, ha voluto con convinzione sostenere questa iniziativa innovativa che conferma l’impegno a favore di progetti a sostegno dei giovani più deboli e in difficoltà».

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