Sequestrati beni per 13 milioni di euro a 4 fiancheggiatori di Messina Denaro

4 Dic 2015 14:11 - di Paolo Lami

Erano rimasti coinvolti nelle indagini svolte dagli investigatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Palermo e Trapani, finalizzate alla cattura del boss Matteo Messina Denaro, che avevano consentito di individuare, fin dai primi mesi del 2012 la rete che veicolava i pizzini diretti al latitante o inviati dallo stesso e destinati alle famiglie mafiose della provincia di Trapani. Per questo stavano frettolosamente cercando alcuni prestanome che potessero intestarsi i loro beni per evitare il sequestro. Ma non sono riusciti a fare in tempo. Polizia, carabinieri e Guardia di finanza, hanno sequestrato beni per 13 milioni di euro – otto aziende e una quota societaria (supermercati, aziende agricole e d’allevamento ovino), 68 immobili (27 fabbricati e 41 terreni), due autovetture, 36 rapporti finanziari e bancari – a quattro fiancheggiatori del boss mafioso latitante Matteo Messina DenaroVito Gondola, 77 anni, ritenuto il reggente del mandamento mafioso di Mazara del ValloMichele Gucciardi, 62 anni, accusato di essere il reggente della famiglia mafiosa di SalemiGiovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, uomo d’onore della famiglia di PartannaPietro Giambalvo, 77 anni, uomo d’onore della famiglia di Santa Ninfa erano già stati arrestati lo scorso agosto nell’ambito dell’operazione antimafia Ermes.
Le indagini patrimoniali sfociate nel sequestro dei beni per 13 milioni di euro ubicati a Mazara del Vallo, Castelvetrano, Salemi, Partanna, Santa Ninfa e Trapani hanno evidenziato il palese disvalore tra i redditi dichiarati dagli indagati ed i beni posseduti, per cui il provvedimento, hanno spiegato gli investigatori che hanno notificato ai quattro in carcere il provvedimento del gip di Palermo su richiesta della Procura distrettuale antimafia «si rendeva urgente e necessario anche al fine di scongiurare eventuali alienazioni a prestanomi o a terzi».
Recenti indagini avevano evidenziato infatti come sia Vito Gondola che Giovanni Domenico Scimonelli, dopo essere stati arrestati, avessero dato mandato ai loro congiunti di vendere parte dei loro beni a terzi proprio per evitare eventuali provvedimenti di sequestro. Ma gli agenti sono arrivati prima riuscendo a mettere le mani sull’ingente bottino.

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