La Difesa mette il PD Chaouki tra gli “islamisti radicali”: ecco il dossier
Khalid Chaouki, deputato Pd di origini marocchine, compare in un dossier del ministero della Difesa sul radicalismo islamico. Inserito anche lui, insieme con gli imam accusati di sostenere il jihadismo, tra i «leader e figure sociali radicali». Lo studio è intitolato «Dossier sulla comunità islamica italiana: indice di radicalizzazione» ed è stato realizzato da Michele Groppi. Il ricercatore, incaricato dal Centro militare studi strategici (Cemiss), ha tradotto e ampliato una ricerca condotta nel 2011 dall’International institute for counter-terrorism (let) dal titolo Islamic Radicalization Processes in Italy.
Il deputato magherebino del PD è sotto osservazione della Difesa
Dopo una attenta analisi sul jihadismo nostrano e sul ruolo delle moschee e dei centri islamici nel processo di radicalizzazione, il rapporto concentra l’attenzione sui personaggi pubblici musulmani considerati pericolosi a vario titolo. In Italia — scrive l’autore — è crescente «il numero di leader sociali e religiosi (che) predica versioni wahhabite e salante dell’islam, odio razziale, intolleranza religiosa e promozione della jihad». Il nome del deputato democratico appare in compagnia di altri noti esponenti del mondo musulmano, come Hazma Roberto Piccardo (ex segretario dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane), Luigi Ammar De Martino (presidente dell’organizzazione sciita Ahi Al-Bait) e Abdur-Rahman Rosario Pasquini (vicepresidente del Centro islamico di Milano e Lombardia).
Un video inguaia Khalid Chaouki: una canzone inneggia all’odio anti-italiano
Chaouki viene inserito tra i leader politici radicali solo nell’ultima versione del dossier, pubblicata quest’anno e aggiornata «al dicembre 2014». Quando il ministero della Difesa, per mezzo del Cemiss, ne richiede la versione italiana, Groppi ritiene infatti necessario nominare anche il deputato Pd. «Nonostante le sue numerose affermazioni contro il terrorismo e l’intolleranza religiosa — si legge nel rapporto — il signor Khalid Chaouki nel marzo del 2013 suscitò numerose polemiche per aver sponsorizzato, attraverso la sua pagina Facebook, la canzone di un rapper anche lui marocchino, Ius Music, inneggiante alla violenza e al terrorismo, anche contro gli italiani». «Per di più — continua il dossier — il deputato sarebbe anche comparso nel video della canzone in veste di un preside severo che punisce, umiliandolo, un bambino italiano per aver scritto sul muro a scuola». Storie già note, considerato che — come precisa l’autore — «lo studio è stato condotto interamente sulla base di fonti pubbliche, prelevate da testate giornalistiche e siti web». Ma non può non stupire la presenza di Chaouki in quella lista. Soprattutto se si considera che la ricerca è stata di fatto finanziata dal governo, spiega “Il Giornale”.