All’asta le “mitiche” borsette della Thatcher: lite furibonda tra i figli
È poco dignitoso mettere all’asta gli oggetti e gli accessori personali appartenuti a una donna che ha cambiato il volto della Gran Bretagna? Non si parla dunque di una donna qualunque, ma di una Lady “di ferro”. La questione che potrebbe sembrare oziosa sta dividendo i tabloid e seminando scompiglio e liti in famiglia tra i figli di Margaret Thatcher sull’asta destinata a mettere in vendita vestiti e oggetti personali della defunta Thatcher, inclusa la sua inconfondibile e celebre collezione di borsette. A scriverne, dopo le prime indiscrezioni del Mail, è anche il Daily Telegraph, secondo il quale pare che sir Mark Thatcher, controverso “rampollo” del primo ministro conservatore negli anni ’80, sia furioso con la sorella gemella, considerando l’iniziativa non dignitosa. Stando alle attese, l’asta dovrebbe fruttare agli eredi almeno mezzo milione di sterline (circa 800.000 euro). Ma la cifra non ingolosisce l’ormai 62enne Mark fino al punto di accettare l’iniziativa promossa dalla sorella dopo che il Victoria and Albert Museum di Londra si era dichiarato non interessato a esporre il guardaroba di lady Margaret in una delle sue sale. Lo scontro tra fratelli sembra aver raggiunto il culmine e i due gemelli ora «non possono stare neppure nella stessa stanza», scrivono i tabloid. All’asta andranno 350 oggetti, inclusi abiti, un collier che da solo dovrebbe valere 180.000 sterline, altri gioielli, una valigetta rossa da primo ministro e un biglietto autografo scritto alla Thatcher da Ronald Reagan: presidente degli Usa in quegli stessi anni ’80 e suo alter ego politico. L’operazione, affidata a Christie’s, è fissata per domani a Londra, ma sarà possibile presentare offerte online sino a fine mese.
Le borsette della Thatcher, un caso nazionale
Le borsette della Thatcher sono diventate un caso nazionale, dopo il rifiuto del Victoria and Albert Museum ad accoglierle. «Nel nostro museo esponiamo solo oggetti che hanno una qualità estetica o tecnica, non un valore sociale o politico», avrebbero motivato i responsabili del V&A. Una scelta molto controversa: l’abbigliamento della prima ministra – sostengono alcuni commentatori – ebbe un rilevante significato storico, sono un’icona che ha segnato un’epoca e marcato l’evoluzione del costume nel Paese, e non si può permettere che quel guardaroba venga smembrato mettendolo all’asta diviso in singoli pezzi. Invece così accadrà, nonostante l’ira di Mark.