Rivolta contro Barbara D’Urso: «La sua non è informazione» (VIDEO)

3 Nov 2015 14:14 - di Redazione

«Non c’è bisogno di urlare, di  “barbaradursizzare” l’informazione per fornire elementi ai cittadini. I cittadini hanno bisogno di verità, sono migliori di quanto a volte noi riteniamo di credere. Sono capaci di capire, di cogliere le sfumature, basta che vengano informati senza urla e senza mistificazioni». Lo ha detto Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, a Catanzaro per partecipare ad un corso di aggiornamento, aperto da un saluto del presidente dell’Ordine della Calabria, Giuseppe Soluri, sul tema “Deontologia del giornalista. Equo compenso. Futuro della professione”. «Tutti quanti noi – ha aggiunto Iacopino citando la deriva dell’informazione televisiva, citando appunto i talk show condotti dalla conduttrice Mediaset – dobbiamo capire che questo mestiere non si fa che con umiltà, quale che sia l’età anagrafica che abbiamo. Se non si capisce che l’evoluzione dei canali e degli strumenti di informazione è tale che impone un aggiornamento continuo del nostro modo di fare informazione, questo è un grave errore nei confronti di noi stessi, della professione e, non da ultimo, dei cittadini che hanno bisogno di un’informazione di maggiore qualità che sia rispettosa delle persone».

Contro Barbara D’Urso il presidente dell’Ordine dei giornalisti

«Il compenso rimarrà iniquo – ha aggiunto Iacopino – fino a  quando i colleghi non decideranno di rivendicare quanto loro spetta. L’Ordine può solo trasmettere questo messaggio perché le norme procedurali italiane non consentono all’Ordine di sostituirsi al singolo nella rivendicazione dei propri diritti. Quella di un domani migliore accettando per l’oggi le mortificazioni non solo economiche è un’illusione spacciata da editori e, non di rado, anche da colleghi più o meno disinvolti per continuare ad avere quasi degli schiavi al loro servizio. Sentire parlare, anche come è avvenuto qua, di compensi anche di un euro ad articolo è una cosa che mi indigna e che suona vergogna non per chi è costretto a subire questa prevaricazione, ma per chi, magari iscritto provvisoriamente all’Ordine dei giornalisti, questa cosa impone. Se avremo la possibilità, questi colleghi saranno sanzionati per il loro comportamento indecente, irresponsabile e in contrasto con le norme deontologiche della nostra professione».

 

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