Salah via Skype agli amici: ora sono in Belgio aiutatemi a tornare in Siria
E’ ancora in Belgio. Accerchiato. Nascosto. E determinato a tornare in Siria. Ma pronto, anche, a farsi saltare in aria. Salah Abdeslam, il terrorista più ricercato del momento, si troverebbe nell’area di Bruxelles da martedì sera. Lo hanno raccontato alla Abc alcuni amici di Salah che lui stesso avrebbe contattato via Skype chiedendo aiuto per tornare in Siria.
Il terrorista avrebbe confessato agli amici di sentirsi accerchiato sia dalla polizia di tutto il mondo che dai jihadisti dell’Isis «che lo stanno sorvegliando». Salah avrebbe anche detto di essere «dispiaciuto» per non essere riuscito a farsi saltare in aria dopo gli attacchi di Parigi.
Intanto emergono nuovi particolari sull’esfiltrazione dal luogo delle stragi del terrorista: al ritorno da Parigi a Bruxelles, dopo gli attentati, Salah Abdeslam non avrebbe avuto armi ma una cintura esplosiva ed era molto nervoso.
Lo afferma l’avvocato di Hamza Attou, uno dei due amici che lo hanno recuperato a Parigi e portato a Bruxelles sabato.
«Secondo il mio assistito, Salah era estremamente nervoso e probabilmente pronto a farsi esplodere», ha detto l’avvocato alla Dernière Heure, precisando che nel tragitto «hanno parlato molto poco ma il mio cliente aveva molta paura».
Secondo il suo avvocato, l’amico di Salah, Attou, ha detto che il terrorista non aveva armi con sé, ma «portava un vestito grosso, forse una cintura esplosiva o qualcosa di simile».
L’auto con a bordo Salah e i due amici che sono andati a riprenderlo a Parigi, è stata controllata tre volte sulla strada del ritorno verso Bruxelles. «Ogni volta con controllo di carte d’identità» ha detto l’avvocato, e il suo cliente ha raccontato che tutte e tre le volte Salah «era molto calmo». Non è ancora noto, però, il suo ruolo negli attentati di Parigi, se è stato un basista o doveva farsi esplodere ma non l’ha fatto, e al riguardo l’avvocato di Attou ha detto di non saperlo.
A quanto scrive il Nouvel Observateur, sarebbe stato Salah a guidare la Clio con la quale sono stati portati a destinazione i tre terroristi che si sono fatti saltare in aria vicino allo Stade de France.
La macchina è stata poi ritrovata parcheggiata nel 18esimo arrondissement di Parigi. Ed è proprio nel 18esimo che, secondo il comunicato di rivendicazione dello Stato Islamico, vi sarebbe dovuto essere un altro attentato la sera del 13 novembre. Attentato che però non è mai avvenuto. Salah ha rinunciato all’ultimo momento?
E nella caccia al terrorista più ricercato del momento finiscono nelle maglie della polizia altre persone che avrebbero aiutato Salah. In manette è finito A.Lazez, 39 anni, marocchino residente a Jette, un quartiere di Bruxelles. L’uomo, il terzo belga arrestato nell’inchiesta su Parigi, è accusato di aver aiutato Salah Abdeslam a Bruxelles dopo gli attentati di venerdì 13 a Parigi. La polizia belga che lo ha arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui fatti di Parigi ha anche sequestrata una Citroen, collegata a Lazaz, secondo quanto riporta in esclusiva la Dernière Heure, all’interno della quale c’è del sangue e un’arma.
E almeno sei giovani sono stati fermati e interrogati dalla polizia in seguito ad un’operazione a Bierges, a pochi chilometri a sud-est di Bruxelles, nel Brabante vallone. La polizia si è presentata in forze, con sei camionette e diverse volanti in quella che, secondo fonti della Derniere Heure, è la zona che Salah Abdeslam era solito frequentare.
I fermi sono stati eseguiti presso una pompa di benzina sull’autostrada E411 all’altezza di Bierges, nei pressi di Wavre, ad una trentina di chilometri a sud di Bruxelles e sul posto era presente anche un’ambulanza.