Povertà, siamo la vergogna d’Europa. Meloni: «Renzi sveglia, pensa agli italiani»

23 Nov 2015 17:21 - di Robert Perdicchi

In Italia il rischio di povertà o di esclusione sociale (28,3%) è superiore di quasi quattro punti percentuali a quello medio dell’Unione europea, pari al 24,4% nel 2014. Secondo l’Istat il valore italiano è inferiore solo a quelli di Romania (40,2%), Bulgaria (40,1%), Grecia (36,0%), Lettonia (32,7%) e Ungheria (31,1%) e su livelli “molto simili” a quelli di Spagna (29,2%), Croazia e Portogallo. La stabilità dell’indicatore risulta dal calo delle persone in grave deprivazione (al 12,6%) e dall’aumento di quelle che vivono in famiglie a “bassa intensità” lavorativa. Le famiglie dove componenti tra i 18 e i 59 anni hanno lavorato meno di un quinto del tempo salgono infatti dall’11,3% del 2013 al 12,1% nel 2014. L’aumento della bassa intensità lavorativa riguardato, in particolare, gli individui in famiglie che vivono nel Mezzogiorno (la stima va dal 18,9% al 20,9%) o in famiglie numerose: coppie con figli (dall’8,3% al 9,7%), soprattutto minori (dal 7,5% all’8,9%), e famiglie con membri aggregati (dal 17,8% al 20,5%).

Brutte notizie anche sul fronte degli stipendi

Sempre secondo l’Istat, una famiglia su due in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 2.026 euro nel 2013. L’Istat rileva infatti un reddito mediano di 24.310 euro l’anno. Il reddito mediano più alto è al Nord (27.089 euro), mentre al Sud il livello è pari al 75% di quello settentrionale e al Centro è pari al 95%. Risultano più ricche le famiglie con redditi principali da lavoro dipendente (29.527 euro) rispetto a quelle con reddito da lavoro autonomo (28.460 euro) o con pensioni o altri trasferimenti pubblici (19.441 euro). Il reddito mediano cresce all’aumentare dell’età del principale percettore e raggiunge il valore massimo quando quest’ultimo ha tra i 55 e i 64 anni (29.526 euro) per decrescere dall’età pensionabile in poi (19.189 euro). Il reddito familiare cresce anche all’aumentare del livello di istruzione del principale percettore: le famiglie di laureati percepiscono mediamente oltre 36 mila euro, cifra più che doppia rispetto a quella delle famiglie dove il principale percettore ha un titolo di studio basso o non ne possiede nessuno (16.683 euro). Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo il 7,7%.

L’attacco della Meloni

«Dati Istat 2014: oltre un italiano su 4 è a rischio povertà o esclusione sociale. Mi chiedo e chiedo al Governo: può uno Stato essere solidale con tutti tranne che con il suo popolo? Renzi si svegli: gli italiani vengono prima di tutto e di tutti», scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.  Parole dure anche dai consumatori italiani: «I dati Istat sul rischio di povertà ed esclusione mostrano una situazione estremamente allarmante», secondo Federconsumatori e Adusbef, che chiedono un piano straordinario per il lavoro. Mentre quelli sulla grave deprivazione dell’11,6% della popolazione sono “dati da Terzo Mondo, inaccettabili per un Paese che vuole definirsi civile”, secondo l’Unione Nazionale Consumatori (Unc). “Peggiora, addirittura, il dato di chi ha arretrati per il mutuo, l’affitto e le bollette, salendo al 14,3%, un record”, afferma il segretario dell’Unc, Massimiliano Dona.

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