Mantovani: «I militanti dei centri sociali subito fuori, io invece resto in cella»

10 Nov 2015 17:39 - di Livia De Santis

«Mi auguro che un briciolo del garantismo che si è manifestato giustamente a Bologna possa valere anche per me». Mario Mantovani, ex vicepresidente della Regione Lombardia ed ex assessore in carcere da un mese, lancia un appello e chiede che la magistratura di Milano usi nei suoi confronti lo stesso garantismo che i giudici di Bologna hanno avuto per i tre antagonisti. I tre estremisti rossi, fermati domenica durante gli scontri che si sono scatenati intorno alla manifestazione del centrodestra, sono stati processati per direttissima e subito scarcerati. Una richiesta che Mantovani ha espresso attraverso l’avvocato Roberto Lassini.

Caso Mantovani, l’avvocato: a Milano uso distorto della carcerazione preventiva

Mantovani, arrestato lo scorso 13 ottobre per le accuse di concussione, corruzione e turbativa d’asta, in carcere a San Vittore si sta facendo crescere la barba e «la sua situazione psicofisica – ha aggiunto l’avvocato Lassini – è a rischio, sta male, ha 66 anni e sta perdendo peso». Il difensore ha chiarito che «la nostra denuncia, che potrebbe diventare tragica, riguarda il fatto che si sta ripetendo in tribunale a Milano la prassi dell’uso distorto della carcerazione preventiva e per questo – ha proseguito – ora invochiamo una quantità almeno modica di garantismo, un po’ di garantismo bolognese anche a Milano». Se venisse scarcerato Mantovani, secondo Lassini, «si potrebbe difendere meglio dalle accuse e affrontare il processo». Il legale ha voluto ricordare, inoltre, che nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione della difesa, ma «non ha ancora depositato le motivazioni del provvedimento e fino a che non l’avrà fatto noi non potremo ricorrere in Cassazione». Nelle prossime settimane, intanto, il pm di Milano Giovanni Polizzi dovrebbe chiudere le indagini a carico dell’ex numero due del Pirellone in vista della richiesta di processo, contestandogli sia le imputazioni contenute nell’ordinanza d’arresto che quelle per le quali è indagato a piede libero. Lassini, infine, ha voluto ancora una volta ribadire come «l’ordinanza di custodia sia stata emessa a distanza di ben tredici mesi dalla richiesta di arresto e nell’ambito di indagini, tra l’altro, iniziate addirittura nel 2011».

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