Mafia, la giudice Saguto perde il primo round: sospesa dal Csm
Alla fine la decisione invocata dal Guardasigilli Orlando e dal procuratore generale presso la Cassazione, Pasquale Ciccolo, è arrivata: la sezione disciplinare del Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio Silvana Saguto, l’ex-presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, indagata per corruzione a Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei patrimoni confiscati alla mafia.
Congelata la procedura di trasferimento ad altra sede
La decisione è stata notificata direttamente alla Saguto, convocata proprio in queste stesse ore dalla prima commissione di Palazzo dei Marescialli a seguito della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale aperta nei suoi confronti. Procedura che ora probabilmente sarà congelata in attesa dell’esito definitivo del processo disciplinare. Venerdì scorso, infatti, accompagnata dal suo avvocato Giulia Bongiorno, la Saguto si era presentata a Palazzo dei Marescialli per respingere le accuse. Al termine dell’interrogatorio, l’avvocato Bongiorno aveva detto che tutti gli addebiti erano stati «smontati». Una valutazione evidentemente difforme da quella dei “giudici” del Csm che l’hanno invece sospesa. Alla luce di tale decisione, la Saguto non può più fare il magistrato, almeno temporaneamente. È opportuno sottolineare che la sospensione disposta dalla Sezione disciplinare è un provvedimento cautelare, adottato in via d’urgenza prima della celebrazione del processo disciplinare e sulla base degli atti finora raccolti.
Al momento la Saguto non è più magistrato
Nel dettaglio, la Saguto è accusata dalla procura di Caltanissetta di aver favorito la nomina di alcuni professionisti ad amministratori giudiziari di patrimoni sequestrati alla mafia in cambio di incarichi di collaborazione per il marito e altri indebiti vantaggi. Nei casi di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, il Csm riconosce al magistrato un assegno di mantenimento pari ai due terzi della precedente retribuzione. Con l”ex-presidente delle misure di prevenzione risultano indagati anche il marito, il padre e soprattutto l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, ritenuto dall’accusa il dominus dell’intera vicenda.