La Mogherini ci fa sapere cosa pensa dell’Isis: «Va combattuto»

1 Ott 2015 11:12 - di Ginevra Sorrentino
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Federica Mogherini si sveglia da sonno e, a scoppio ritardato, annuncia: «Se l’obiettivo resta quello di attaccare l’Isis è bene farlo congiuntamente, o almeno in coordinamento».

Mogherini, ecco come sconfiggere l’Isis

Proprio così: dopo anni di guerra. Di caccia ai tagliagola dell’Isis. Di piani di prevenzione dell’antiterrorismo internazionale. Di attentati e stragi, di morte e di tortura, l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, commentando i raid russi in Siria, si esprime sulla necessità di agire sul fronte bellico e sull’opportunità di farlo in accordo politico-istituzionale con gli altri Stati dell’Unione. Questa la geniale – e appena un po’ tardiva – risoluzione del dramma intercontinentale siriano individuata dalla Mogherini, la donna candidata a dispetto di tutto e di tutti da Renzi come vessillo di efficientismo e diplomazia… E c’è di più: «Gli obiettivi – ha aggiunto la Mogherini sul tema – sono due e vanno insieme: lotta all’Isis e avvio di un processo politico di transizione in Siria».

La Mogherini sul Medioriente

Terrorismo nel mirino istituzionale: e così, non è un caso se la Mogherini dopo l’Isis sia passata ad analizzare la questione Medioriente in generale. Le posizioni di Abu Mazen all’Onu sono «un avvertimento», ha rilevato allora l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue. Di più: un avvertimento «grave», ha sottolineato Federica Mogherini, riferendosi allo stop invocato con veemenza da Abu Mazen «all’occupazione più lunga della storia». Un appello al riconoscimento della «Palestina come Stato», quello lanciato senza perifrasi dal leader dell’Autorità palestinese davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che la Mogherini ha dichiarato di non voler sottovalutare: «Le posizioni di Abu Mazen – ha rilevato l’ex ministro degli Esteri – vanno lette tra le righe e considerate come uno scenario, come un se, e su quel se dobbiamo lavorare». E infine, uscendo da una riunione del Quartetto, impegnata in un esame a tutto campo della polveriera bellica mondiale, la Mogherini ha tenuto anche a precisare come «siamo qui per incoraggiare le parti», perché quel che succede in Medioriente «ha un forte potere simbolico che non è estraneo a quanto è stato affrontato e discusso in Consiglio di Sicurezza: vale a dire il terrorismo e la minaccia di Daesh».

La strategia di Donald Trump

Intanto, mentre l’Europa discute e si confronta, negli Usa il miliardario americano e aspirante candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump fa un passo indietro sulla questione inerente l’accogleiunza dovuta ai rifugiati e, andando dritto al cuore del problema, sgomberando il campo dagli equivoci e dalle sottogliezze diplomatiche, ribadisce i suoi timori che i profughi siriani possano essere in realtà miliziani dell’Isis che cercano di entrare negli Stati Uniti. Per questo, ha annunciato l’imprenditore in piena campagna elettorale, se dovesse vincere, li rimanderebbe indietro. «Sento che vogliamo accogliere duecentomila siriani», ha detto Trump durante un comizio. «Questa – ha poi aggiunto a stretto giro – potrebbe essere una delle grandi manovre tattiche di tutti i tempi. Un esercito di duecentomila uomini» pronto a marciare – e non solo – negli States …

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