“Mani pulite” a San Marino: arrestato Gabriele Gatti, l’ex ministro degli Esteri

17 Ott 2015 10:26 - di Monica Pucci

Una vera e propria “mani pulite” sammarinese in stile Prima Repubblica: è finito in manette Gabriele Gatti, leader negli ultimi 30 anni della Democrazia cristiana del piccolo Stato ospitato in territorio italiano (partito attualmente di maggioranza nel Governo del Titano) nonché ministro degli Esteri per diversi mandati, per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, voto di scambio e riciclaggio di tangenti. Secondo le accuse mosse dal commissario della legge Alberto Buriani, che ha coordinato le indagini, Gatti avrebbe tenuto una condotta illecita a partire dal 1999 fino a tutto il 2015. Due i motivi che hanno prodotto l’arresto e la detenzione preventiva in carcere: inquinamento delle prove e reiterazione del reato di riciclaggio. Tra gli episodi contestati la speculazione da 60 miliardi di vecchie lire dei Tavolucci, la zona dove anni fa fu costruito il centro servizi in cui tra gli altri uffici ha trovato sede il Tribunale Unico di San Marino. E poi la vendita delle licenze bancarie e operazioni di riciclaggio. Per gli investigatori Gatti era “in affari” politici con il gruppo dei democristiani tra cui l’ex ministro Claudio Podeschi, arrestato con la compagna, per accuse simili l’anno scorso. Tra gli ultimi episodi contestati a Gatti nel 2015 proprio la falsificazione di prove false a discredito dei magistrati che stavano indagando sul suo conto nella maxi inchiesta conosciuta come la Tangentopoli del Titano e partita dal “conto Mazzini”. Vi sarebbero infatti depositate in tribunale alcune registrazioni, una ricevuta dai magistrati in forma anonima ma vagliata e ritenuta attendibile, in cui si parla di come gettare discredito su magistrati e indagine, e costruire prove.

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