L’intifada dei coltelli colpisce a Gerusalemme: altre due vittime

30 Ott 2015 14:54 - di Redazione

Non si ferma la cosiddetta intifada dei coltelli scatenati dai palestinesi poche settimane fa. Altri due israeliani sono stati pugnalati a Gerusalemme da un assalitore che è stato colpito a sua volta dal fuoco di reazione delle forze di sicurezza, secondo quanto riferito dalla polizia. A Gerusalemme torna così la violenza dopo due settimane di calma relativa. L’aggressione è avvenuta a una fermata della ferrovia leggera nel centro di Gerusalemme, dove un palestinese di 23 anni originario di un rione della parte est della città si è avventato contro due persone, ferendole. Uno dei feriti, secondo i media, sarebbe uno studente di una scuola religiosa ebraica. Le condizioni dell’assalitore palestinese sono definite dalla polizia molto gravi. Non è l’unica aggressione palestinese della giornata: un altro tentato accoltellamento di poliziotti israeliani è avvenuto a un posto di blocco di Tapuach presso Nablus in Cisgiordania. Lo dice la polizia secondo cui uno dei due aggressori palestinesi è stato ucciso e l’altro ferito in modo grave. Intanto un tribunale di Gerusalemme ha incriminato per tentato omicidio e possesso di coltello il ragazzino palestinese di 13 anni che, con il cugino di 15, lo scorso 12 ottobre accoltellò in modo grave due israeliani (uno della sua stessa età) a Pisgat Zeev, insediamento ebraico di Gerusalemme est. Il presidente palestinese Abu Mazen subito dopo l’attentato sostenne che il ragazzino era stato ucciso in una «esecuzione» della polizia israeliana. In realtà, come mostrò un video, era vivo e ricoverato in ospedale. Neanche in Cisgiordania gli attacchi palestinesi contro i soldati israeliani si sono fermati: due gli assalti con coltello negli ultimi giorni (entrambi ad Hebron) e due gli aggressori uccisi dalla reazione delle forze di sicurezza.

Riesplode in Israele l’intifada dei coltelli

Nel mezzo dell’allarme ancora alto, la rivista ortodossa Mishpaha (Famiglia) ha pubblicato un appello in arabo che ha suscitato in Israele molte polemiche e non poche condanne. L’appello chiede ai palestinesi di non pugnalare più gli ebrei timorati: molti di loro – sottolinea la rivista – non solo non vanno, per ragioni religiose, sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee) a Gerusalemme ma si oppongono alle visite di altri ebrei sul luogo. «Noi non entriamo – è detto – Allora, per favore, smettete di ucciderci». Un testo criticato in numerose reazioni perché sembra lasciare via libera alle aggressioni ad israeliani non ortodossi. Gli assalti si sono spostati – come testimoniano gli ultimi giorni – in Cisgiordania soprattutto ad Hebron e anche a Gush Etzion, grande insediamento ebraico in Cisgiordania. E prendono di mira i soldati. Una situazione ininterrotta da giorni che, secondo gli analisti, non sembra destinata ad allentarsi se – sostengono – non interverrà un’iniziativa politica in grado di spezzare il gelo nelle relazioni tra le rispettive leadership. I ripetuti assalti nella zona di Gush Etzion hanno spinto – come segnalato da Ynet – il capo del consiglio regionale di Gush Etzion, Davidi Pereli, a chiedere all’esercito una separazione netta nella zona tra israeliani ebrei e palestinesi. Una mossa che in ogni caso – ha aggiunto il sito – avrebbe nella sua applicazione non poche ricadute e difficoltà. In questa ottica, va riportata l’indiscrezione pubblicata da Haaretz secondo cui il premier Benyamin Netanyahu avrebbe annunciato, in sede di commissione alla Knesset, l’intenzione di introdurre una corte speciale dedicata agli episodi di sicurezza e terrorismo. Ipotesi peraltro subito respinta dal ministro di Giustizia, Ayelet Shaked. Tra le misure del governo contro l’ondata di violenze, c’è stata anche quella della demolizioni delle case dei palestinesi coinvolti in attentati. E la Corte suprema israeliana ha affrontato gli appelli presentati dai palestinesi contro 11 demolizioni in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Infine, si apprende che agenti della guardia di frontiera israeliana hanno sparato ad un palestinese che, durante gravi incidenti avvenuti a Beit El (Ramallah), si apprestava a lanciare una bottiglia incendiaria da distanza ravvicinata contro la loro jeep. Lo riferisce una portavoce della polizia secondo cui quei militari si sono sentiti in pericolo di morte. Negli stessi incidenti un’altra jeep ha travolto un palestinese che si era lanciato contro un agente nell’intento di aggredirlo.

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