«Aiuto, Bondi scriverà poesie per Renzi»: gli sberleffi del Pd a Verdini & C.

19 Ott 2015 8:41 - di Girolamo Fragalà

Entrano nella casa di Renzi e si beccano sberleffi, ironie e qualche insulto pronunciato con “eleganza progressista”. Un destino comune quello di chi abbandona il centrodestra e si lascia traghettare sulla riva del Pd: guardato con sospetto, accettato solo per necessità, trattato come un portatore di virus. Ognuno è costretto a passare sotto le forche caudine, da Bondi ad Alfano e Verdini. Tutti sono uno scandalo, per i vecchi e i nuovi amici. L’ultimo sfottò colpisce Sandro Bondi, l’uomo passato dall’amore per Berlusconi alla passione per Renzi. Ecco come viene trattato dai nuovi compagni di viaggio; «Temo per una serie di motivi il giorno in cui Sandro Bondi inizierà a scrivere sonetti, madrigali, canzoni, liriche, sestine, ballate e chissà cos’altro indirizzate a Matteo Renzi e a qualche suo congiunto»,. ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervenendo in collegamento telefonico a KlausCondicio, il talk in onda su You Tube.

 Bondi è solo l’ultimo di una lunga serie

Bondi è solo l’ultimo dei bersagli “democratici”. Sull’arrivo del sostegno di Verdini al governo hanno detto di tutto, ma basta ricordare le parole di fuoco pronunciate da Bersani: «Vedo il senatore Verdini e compagnia, con gli amici di Cosentino, che stanno cercando di entrare nel giardino di casa nostra». Un trattamento pessimo, che avrebbe indotto chiunque a una risposta dura o almeno a un sussulto di dignità. E invece, niente di niente. Anche il governatore pugliese Michele Emiliano ha attaccato Verdini e i suoi fedelissimi: «Vogliono votare le riforme costituzionali? Dovrebbero stare a casa e neanche avvicinarsi alla Costituzione». Per non parlare dell’affondo della Boschi contro Alfano, la cui presenza al governo è indigesta a quasi tutti gli esponenti del Pd, che non vedono l’ora di toglierselo di torno. E i ministri renziani? Ancora peggio: «Se il Partito della Nazione, che qualcuno ha in testa, è una marmellata di trasformismi, io ne resto fuori torno ai miei studi», ha detto il ministro Graziano Delrio. E il ministro Andrea Orlando ha parlato senza peli sulla lingua: «Non ho pregiudizi né contro Alfano né contro Verdini. Sono contrario ai buttafuori, non servono a niente a pato che il Pd si dia un’identità di centrosinistra chiara, un profilo riconoscibile come fece l’Ulivo». Il messaggio è chiaro: che ci fanno Verdini, Bondi e Alfano nell’Ulivo? A loro l’ardua sentenza.

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