Riforme, arriva lo strappo nel Pd: la minoranza lascia il tavolo della Boschi

15 Set 2015 15:25 - di Robert Perdicchi

Lo strappo è arrivato, puntuale, per nulla imprevisto. Doris Lo Moro, unica esponente della minoranza interna presente al tavolo del Pd sulle riforme, ha lasciato la riunione. Ad un cronista che l’ha interpellata ha sottolineato che “c’è divergenza tra quello che viene comunicato all’esterno e quello che avviene nelle riunioni”. Ora davvero i numeri per Renzi, al Senato, rischiano di lasciarlo prematuramente a piedi. Ecco perché farebbe bene e bluffare di meno e trattare di più sulla riforma del Senato. «Ho lasciato la riunione – ha spiegato Lo Moro – perché non era efficace restarci. Il tavolo ha enucleato i temi di discussione che sono politici e richiedono una soluzione politica e non istituzionale». All’esponente della minoranza dem è stato chiesto se, a parte l’Articolo 2 del Ddl, fosse stata raggiunta un’intesa su altri punti, come le funzioni del Senato. «Sulle funzioni del Senato – ha replicato la senatrice – non c’è nessun accordo perché non ne abbiamo nemmeno parlato. Oggi i giornali scrivono che ieri c’è stato un accordo, ma ieri abbiamo parlato dell’Articolo 2 (composizione del Senato ndr) e non dell’Articolo 1 e delle funzioni del Senato. Ho lasciato la riunione – ha concluso – perché c’è divergenza tra quello che si comunica all’esterno e quello che avviene alla riunione».  E i renziani? Ostentano sicurezza, a parole.  «Il Pd ed il governo Renzi lavoreranno fino all’ultimo per aumentare il consenso sulla riforma costituzionale. Siamo ottimisti, in Aula i voti ci saranno. L’unica cosa che non possiamo fare è riaprire l’articolo 2 e ricominciare daccapo. Il ddl Boschi va approvato entro il 15 ottobre», dichiara il senatore dem Andrea Marcucci ai microfoni del Tg1.

Riforme, il Pd punta a uno slittamento

Rischia di slittare a dopo il 15 ottobre, cioè a dopo il voto dell’Aula sulla riforma costituzionale, il voto dell’Assemblea di Palazzo Madama sul caso di Giovanni Bilardi: il senatore calabrese di Ncd nei confronti del quale la Giunta per le immunità ha già concesso l’autorizzazione agli arresti. Ufficialmente, potrebbe dipendere da una motivazione tecnica: la relatrice Stefania Pezzopane (Pd) non avrebbe ancora depositato la relazione sull’affaire Bilardi. Ma a microfoni spenti nella maggioranza si spiega che la ragione dello slittamento potrebbe dipendere dal fatto che il Pd di Renzi starebbe tentando di tenersi ben stretti i consensi in Ncd in vista dell’esame del ddl Boschi (che il governo vorrebbe veder approvare dall’aula del Senato entro il 15 ottobre, cioè prima che si apra la sessione di bilancio). Così domani l’aula, che aveva all’ordine del giorno l’esame dei documenti della Giunta dovrà occuparsi di altre decisioni prese dall’organismo presieduto da Dario Stefano (Sel) senza arrivare ad affrontare appunto il caso Bilardi. Per la stessa ragione, sempre secondo quanto si apprende, al Senato non si sarebbe ancora provveduto al rinnovo delle presidenze delle commissioni (alla Camera c’è stato prima dell’estate) proprio per evitare di scontentare alcuni senatori del partito di Alfano il cui voto potrebbe rivelarsi determinante per la Riforma della Camera Alta.

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