Omicidio Fortugno, il figlio della vittima: «Provo disgusto e rabbia»

8 Set 2015 13:07 - di Roberto Mariotti

«Provo disgusto e rabbia». A dirlo è stato Giuseppe Fortugno, figlio del vice presidente della Regione Calabria Francesco Fortugno assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005, intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio, parlando della scarcerazione di Paolo Rosario De Stefano. De Stefano, presunto boss dell’omonima cosca della ‘ndrangheta è tornato in libertà nelle settimane scorse dopo uno sconto di pena di due anni per “meriti universitari”. Ha trascorso sei anni di carcere che hanno fatto seguito a quattro anni di latitanza. Ma non solo. Salvatore Ritorto condannato come l’autore materiale dell’omicidio ha scritto un libro di poesie, Il prigioniero libero. Pensieri, emozioni, considerazioni dall’ergastolo, uscito in libreria in questi giorni. Versi, è scritto in una nota, sulla durezza del 41 bis e dell’esperienza carceraria, sulle ingiustizie subite e sull’isolamento nel quale si trova da oltre nove anni.

 Il figlio di Fortugno: «Non leggerò le poesie di chi ha ucciso mio padre»

Il legale di Ritorto, Rosario Scarfò, intervistato da Klaus Davi, ha detto che «non è il libro di un pentito. Ritorto non chiede scusa alla famiglia per un semplice motivo, sostiene di non essere lui il killer di Fortugno». E alla domanda: «Ritiene di incontrare i familiari di Fortugno per dire la sua verità?», il legale risponde «Non credo, non potrebbe neanche visto che è sottoposto a 41bis. E poi perché ha sempre detto che non è stato lui a uccidere e per dimostrare questo, siamo ricorsi alla Corte Europea e siamo in attesa di un pronunciamento». Il figlio di Francesco Fortugno, Giuseppe, ha replicato: «Ci sono sentenze definitive. Il processo è stato lungo, articolato e molto sofferto. Le poesie non sono cose che mi possono riguardare. Non lo leggerò né ora né avanti. Il suo libro non mi commuove. Nega di essere stato il killer? Per il processo di mio padre ci sono stati cinque gradi di giudizio. Il processo è definitivo. Non temiamo una sentenza della Corte Europea, perché sono sicuro al cento per cento che è lui il killer di mio padre. Chiedere scusa? Non devono farlo ma devono scontare la condanna. Chi ha armato Ritorto? Il processo, a mio avviso, è stato fatto molto bene. Rimane una zona grigia, che c’è più in alto, degli organizzatori del killer».

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