Mafia, 11 arresti. Catturati gli uomini del superlatitante Messina Denaro
Duro colpo alla mafia trapanese. Si stringe il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro, il latitante dei latitanti di Cosa nostra, uno dei boss più ricercati al mondo. Esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss sono stati arrestati nell’operazione Ermes condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo.
Mafia e pizzini
Gli investigatori hanno colpito la rete di comunicazioni di Messina Denaro, che come altri capimafia usava i pizzini per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due città con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. Gli 11 arresti riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. Le indagini, finalizzate a disarticolare la rete che supporta la latitanza del capomafia di Castelvetrano, sono una prosecuzione delle operazioni Golem ed Eden condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella favoreggiatori e familiari del boss.
Lo smistamento a Mazara del Vallo
Un ruolo fondamentale era quello di Vito Gondola, regista dello smistamento dei pizzini che segue la stessa regola emersa nelle altre operazioni contro la mafia legate al latitante: ogni 15 giorni avviene la comunicazione. I pizzini venivano sotterrati e talvolta eliminati. Una procedura continua fino a fine febbraio 2014 con il pentimento di Lorenzo Cimarosa. Gli inquirenti, che tenevano sotto controllo la zona, hanno accertato che i bigliettini, che erano smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra. Solo al termine delle riunioni i «collettori» li andavano a prendere e li davano ai destinatari. L’indagine è cominciata nel 2011, quando dopo un’operazione di polizia che ha disarticolato la rete dei favoreggiatori, gli uomini d’onore sono stati costretti a riorganizzare la comunicazione. Per convocare i summit gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come “concime” e “favino”, cereali dati in genere ai maiali.