Addio Europa: adesso dobbiamo riscoprire l’interesse nazionale

3 Ago 2015 7:23 - di Redazione

“Senza voler formulare giudizi di merito – scrive Angelo Panebianco su “Il Corriere della Sera” – appare chiaro che Renzi, Berlusconi e Salvini (ma probabilmente anche Vendola, la Boldrini, eccetera) la pensano più o meno allo stesso modo su Putin. Ma non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura. Cosa pensano? Pensano che con la Russia bisogna venire a patti, punto. Alla faccia di quei prepotenti degli americani. Se l’Ucraina non ne esce stritolata, meglio. Altrimenti, pazienza. L’Italia ha pagato un prezzo troppo alto, in termini di mancate esportazioni, per le sanzioni alla Russia. E ciò dovrà finire. Chi è all’opposizione è più libero di fare sfoggio della propria. Chi è al governo deve fare anche i conti con Obama, la Merkel, eccetera. Ma è chiaro che, in materia di Russia, esiste una definizione condivisa di cosa sia l’interesse italiano”.

Su Putin, Renzi e Salvini alla fine la pensano allo stesso modo: prevalga l’interesse nazionale

Secondo esempio. Gli italiani sono entusiasti dell’accordo nucleare sull’Iran, Gli affari sono affari e l’accordo schiude anche per gli italiani verdi pascoli, dorate praterie. Del resto, tutti i governi italiani sono sempre stati attenti alle esigenze iraniane. Terzo esempio. Gheddafi. Al tempo della guerra occidentale contro il dittatore libico alcuni iper-faziosi qui da noi salutarono con favore quell’intervento militare perché lo ritenevano (scioccamente) un colpo contro Berlusconi. Si trattava di distruggere l’amico di Berlusconi, quello a cui l’odiato Cavaliere aveva baciato l’anello. Ma Gheddafi non era un «famiglio» di Berlusconi, era un famiglio dell’Italia. Con lui, sia la destra che la sinistra avevano sempre cooperato. Anche in relazione alla Libia, è sempre esistito un (occultamente) condiviso interesse nazionale. Se il primo limite è che laddove c’è comune riconoscimento dell’interesse nazionale manca la volontà di ammetterlo, il secondo è dato dalla sottovalutazione dei problemi della sicurezza. Accomuna destra e sinistra. La destra pare preoccuparsene solo in relazione all’immigrazione, il che è assai riduttìvo. Ma sulla sicurezza intesa in senso lato, tolti coloro che se ne devono occupare per ruolo (ministri degli Esteri e della Difesa, diplomatici, apparati della forza), la disattenzione è massima a tutte le latitudini politiche.

E’ in corso la rinazionalizzazione degli interessi dei Paesi europei

Gli eccezionali settant’anni di pace che l’Europa ha alle spalle hanno fatto perdere di vista a tanti europei il fatto che la pace è un bene precario che richiede di essere coltivato investendo di continuo in politiche della sicurezza. Questa consapevolezza è ancora minore in Italia dove a lungo si è creduto che l’interesse italiano fosse una cosa e la sicurezza un’altra, dato che di quest’ultima (fino ad oggi appaltata agli americani via Nato) si sarebbe occupata un giorno l’Europa. Ma la rinazionalizzazione degli interessi dei Paesi europei impone anche all’Italia meno opacità e meno amnesie.

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