Ritratto di Rio de Janeiro, la “cidade maravilhosa” che incantò Zweig
Se volessimo immaginare una similitudine tra alcune città italiane e le capitali degli stati che compongono il Brasile potremmo dire che San Paolo può essere accostata a Milano. Entrambe sono (e ancor più si ritengono) il motore economico dei rispettivi Paesi, le loro strade sono un po’ più trafficate di quelle delle altre metropoli e l’aria un po’ più inquinata. I milanesi, così come i paulistani, sono considerati degli operosi lavoratori, e non fanno mistero di arrivare puntuali agli appuntamenti in piazza Duomo o nell’Avenida Paulista. Salvador de Bahia può essere considerata la Napoli del Brasile, le accomunano il sole, il mare, la spensieratezza e una certa dose di fatalismo dei suoi abitanti. Al «tirare a campare» dei napoletani fa eco il «deixa a vita me levar» (lascia che la vita mi porti dove le aggrada) degli abitanti di Salvador.
Rio de Janeiro somiglia a Roma
Infine Roma si gemella a meraviglia con Rio de Janeiro: due città meravigliose, nel convincimento dei loro abitanti come nell’immaginario del mondo intero. Se gli ineguagliabili monumenti storici caratterizzano la Città eterna, Rio de Janeiro può vantare le sue altrettanto incomparabili bellezze naturali: le isole della Baia di Guanabara, i morros (colline) che si alzano improvvisi a separare e arricchire il panorama delle sue lunghe spiagge bianche, il Pão de Açúcar e il monte Corcovado, con in cima l’imponente statua del Cristo Redentore e nelle sue pendici la Tijuca, la più grande foresta urbana del mondo. Anche nel carattere dei romani e dei cariocas (così si chiamano gli abitanti della città e non quelli dell’intero Brasile, come ancora erroneamente ritiene qualche commentatore sportivo) si può riconoscere un tratto comune, costituito dalla percezione di trovarsi al centro del mondo. Al nostrano «so romano de Roma» fa infatti eco il «sou carioca da gema», che fuor di metafora (la «gema» è il tuorlo dell’uovo) significa sono di Rio de Janeiro a tutto tondo.
Una città fondata nel 1565
A «tutto tondo» è anche il ritratto di Rio de Janeiro, che l’antropologo genovese Bruno Barba ha realizzato per i tipi della casa editrice Odoya (Rio de Janeiro, ritratto di una città, pp.285 €18). Senza trascurare la descrizione dei suoi quartieri o la caratteristica delle sue spiagge, l’autore ci immerge nella storia e nella cultura della città fondata il primo marzo 1565 dal nobile portoghese Estácio de Sá, giunto dalla madrepatria per evitare che i francesi si insediassero stabilmente nella baia di Guanabara. Appassionato del Paese tropicale, da vent’anni Bruno Barba ne studia gli aspetti che maggiormente attraggono la sua curiosità intellettuale: dalla Bahia di Jorge Amado alla religione sincretica del Candomblé, fino al significato che il calcio riveste per il popolo brasiliano.
Stefan Zweig: Rio città a strati
Per spiegare il fascino che esercitano le strade, i quartieri, le spiagge e la città di Rio nel suo complesso egli parte citando le parole di Stefan Zweig, il grande scrittore viennese che visse a lungo in Brasile, prima di decidere di morirvi. Nel suo Brasile, terra de futuro del 1941 (edito in Italia da Elliot nel 2013) Zweig scrive: «Per emozionare una città deve avere in sé tensioni forti e contrastanti. Una città che è solo moderna è monotona, una città arretrata diventa scomoda con il passare del tempo. Una città proletaria porta tristezza, e un luogo di lusso dopo un po’ provoca noia e malumore. Quanti più strati una città possiede e in quante più matite di colori differenti si graduino i suoi contrasti, più attraente sarà: così è Rio de Janeiro».
La colonna sonora di Rio
Oltre agli eventi storici, ai luoghi caratteristici, al Futebol e al Carnevale, il ritratto di una città come Rio non può tralasciare la colonna sonora che la percorre: dalla Bossa nova di Tom Jobim e Vinícius de Moraes, al Tropicalismo di Caetano Veloso e Gilberto Gil, all’arte versatile di Chico Buarque de Hollanda, fino al Samba e al Pagode. Tutti questi generi musicali sono intrecciati con la città, le forniscono l’ossigeno che la rende viva e che, nonostante tutti i suoi problemi, contribuiscono a fare di lei quella cidade maravilhosa che tanta saudade lascia nel cuore di chi ha avuto la fortuna di visitarla.