Villa Certosa, le foto “rubate” nella residenza del Cav violarono la privacy

18 Giu 2015 17:08 - di Redazione

Meglio tardi che mai. Il diritto alla privacy «va rispettato» a prescindere «dal modo in cui lo esercita il titolare». Quella che potrebbe apparire un’ovvietà è invece una sentenza della Cassazione. Sentenza che di questo diritto ne riafferma i principi ed è perciò un formidabile colpo di maglio alla narrazione scandalistica e moralisteggiante con la quale l’expremier Silvio Berlusconi è stato attaccato, negli ultimi anni, nella sua sfera privata. Nella fattispecie i supremi magistrati si stavano occupando dei servizi fotografici pubblicati nel 2007 dal settimanale Oggi. Servizi proposti e firmati dal fotografo Antonello Zappadu, che aveva immortalato scene di vita quotidiana a Villa Certosa, la residenza sarda del Cavaliere. Foto che scatenarono un autentico putiferio mediatico. Perché Berlusconi era stato ripreso in compagnia di alcune ragazze lungo i viali della tenuta e perché alcuni suoi ospiti, come per esempio l’ex premier Ceco Topolanek, furono immortalati in tenuta adamitica. Il fatto che Silvio Berlusconi abbia avuto condotte prive di “riserbo”, hanno sentenziato i giudici, non giustifica l’intrusione del fotografo che con i suoi scatti ha perciò violato la sfera privata del padrone di casa e dei suoi ospiti. Perché, per l’appunto, Villa Certosa è una “dimora privata”. Ed il diritto alla privacy deve essere tutelato sempre e comunque. E per tutti. Anche se ti chiami Silvio Berlusconi.

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