La parabola di Vincenzo De Luca: da ‘o Sceriffo a governatore “latitante”
Fino a ieri era ‘o Sceriffo, da due giorni è ‘o Latitante. Parliamo di Vincenzo De Luca, il neogovernatore della regione Campania costretto alla contumacia dagli effetti della legge Severino. De Luca ha prima disertato la proclamazione della sua elezione e poi non si è presentato al tradizionale passaggio di consegne con lo sconfitto Stefano Caldoro, e non per insensibilità istituzionale o maleducazione ma solo perché sulla sua testa incombe come un macigno la sospensione dalla carica.
De Luca si tiene lontano dalla Regione. Stipendi a rischio?
Se non ci fosse di mezzo una terra sempre in emergenza come la Campania, ci sarebbe persino da ridere a immaginare la poltrona vuota di governatore che insegue De Luca e De Luca che si nasconde per non farsi trovare. Ma è destino che sotto il Vesuvio ogni dramma finisca in farsa. Così il vincitore fugge dalla vittoria mentre il suo avversario esibisce come un trofeo la sconfitta e la partecipa a tutti, banche comprese in vista del pagamento degli stipendi, nella speranza che prima o poi (anzi, prima dell’insediamento del nuovo consiglio regionale) De Luca compia un atto che ne certifichi l’esistenza in vita e lo consegni mani e piedi all’imperio della legge.
E intanto insulta chi lo attacca
Ma ‘o Latitante è volpino: parla, rassicura, minimizza ma sempre stando attento a non fuoriuscire dall’oralità. Sa che chi si firma è perduto e procede come uno slalomista tra le norme della Severino utilizzando solo i verba che, come si sa, volant e scansando accuratamente gli scripta che invece manent. L’ultima volta che lo hanno avvistato (a meno che non si tratti del suo imitatore Maurizio Crozza) è stato ad un convegno della Cgil. Anche lì – beninteso – solo per parlare, anzi per tuonare contro la «sconvolgente la quantità di stupidità» costretto a riscontrare sulla sua personalissima fuga dalla vittoria. Qualcuno – ha detto – «si è meravigliato perché alla proclamazione non ero presente. Ma è stato mai presente qualcuno alla proclamazione?». Chissà, forse sì forse no. Di sicuro, prima di lui, non s’era mai visto un eletto scappare da una poltrona dopo aver fatto di tutto e di più per poterci appoggiare le terga.