Renzi “bulgaro”, come Prodi: ecco come vuole statalizzare la rete Tlc

11 Mag 2015 13:15 - di Antonio Marras

Ricordate il piano strategico del compianto Angelo Rovati, ex grande giocatore di basket nonché consigliere economico di Romano Prodi? E ra il settembre 2006 quando da un dossier segreto emerse la volontà del governo di rimettere in discussione la proprietà della rete di Telecom Italia, privatizzata dallo stesso Prodi nel 1998, per rinazionalizzare le infrastrutture strategiche nelle Tlc. Ne seguì una battaglia in Parlamento dove il centrodestra si indignò per l’interferenza del pubblico su un asset di una società privata e bloccò l’operazione. Ora ci riprova, con lo stesso obiettivo ma in altra forma, anche il governo Renzi, con un piano in stile Iri per restituire al controllo pubblico le grandi reti infrastrutturali di telecomunicazione, a cominciare da quella futura della banda ultralarga.

Da Renzi sei miliardi per la rete Tlc

Secondo “Repubblica”, il governo, che ha stanziato 6,5 miliardi in cinque anni per la fibra ottica, vuole sfruttare le “autostrade telematiche strategiche” attraverso l’Enel, il colosso elettrico controllato dal ministero del Tesoro. «Entro maggio, infatti, l’esecutivo dovrà determinare modalità e quantificazione degli incentivi per costruire la nuova rete. L’azienda guidata da Starace, nelle valutazioni di Palazzo Chigi, ha le caratteristiche per diventare il candidato migliore per accelerare sulla banda di ultima generazione. Una scelta con una conseguenza: rendere marginale l’attuale rete del soggetto privato Telecom». In un report segreto, Enel avrebbe già dato disponibilità a impegnarsi con un progetto in tempi strettissimi: tre anni per raggiungere tutta l’Italia mandando così in soffitta la vecchia infrastruttura in rame e senza reclamare un ruolo nella gestione del servizio. “Nelle idee dell’esecutivo, si tratta di un primo passo per una complessiva ristrutturazione del settore delle Telecomunicazioni. Che comprenderà anche le reti per le trasmissioni radiotelevisive, a cominciare dalle antenne. Con il medesimo obiettivo di fondo: conservare il controllo da parte dello Stato del sistema infrastrutturale, non degli operatori”. Con un tuffo verso il passato, quasi ai tempi dell’Iri, anche se Renzi si schernisce: «La banda ultralarga è un obiettivo strategico. Non tocca al Governo fare piani industriali. Ma porteremo il futuro presto e ovunque. #lavoltabuona”», scrive su Twitter.

Commenti