Laurea in pieno revival: il mitico “pezzo di carta” torna a fare la differenza

16 Apr 2015 14:38 - di Giulia Melodia

Laurea in pieno revival. Già, perché a dispetto di quanto accaduto negli ultimi anni di crisi occupazionale, di blocco dei concorsi pubblici, di fughe dei cervelli, il mitico “pezzo di carta” che ha fatto a lungo la differenza torna ad essere una garanzia contro la disoccupazione. Lo rileva, accanto ad una serie di paramentri e di raffronti, tra cifre percentuali e calcoli delle probabilità, il XVII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, che ha coinvolto quasi 490.000 laureati di 65 università italiane, presentato all’Università Bicocca di Milano.

Laurea e mercato del lavoro

Di più: la laurea garantisce una sorta di passepartout per l’ingresso nel mercato del lavoro in questa fase di stallo – ma non di picco – della crisi e, a maggior ragione dunque, nei periodi congiunturali negativi come quelle attuali, in cui i laureati sembrano godere di ulteriori vantaggi rispetto ai diplomati nell’arco della vita lavorativa. A cinque anni dal conseguimento, l’occupazione, indipendentemente dal tipo di laurea, è prossima al 90%, anche se risulta in calo rispetto al passato. Ma l’Italia si trova ancora agli ultimi posti per quota di laureati, sia tra i 55/64enni sia tra i 25/34/enni. Su 100 giovani di età 25-34 anni, i laureati costituiscono infatti solo il 22%; la media europea a 21 Paesi è pari al 37%, la media Ocse è pari al 39%. «Il rapporto registra timidi segnali di inversione di tendenza nel mercato del lavoro che fanno sperare in un 2015 più roseo – ha detto il professore Francesco Ferrante, componente del Comitato scientifico di AlmaLaurea – Lo scenario presente e futuro, nonostante i miglioramenti registrati, resta tuttavia estremamente incerto».

L’indagine del dettaglio

L’Indagine mostra una sostanziale tenuta del tasso di occupazione ad un anno dal titolo. Per i laureati triennali (considerando che il 54% continua con la laurea magistrale) è pari al 66%. Per i laureati magistrali biennali è 70%, mentre quelli magistrali a ciclo unico (architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina, veterinaria) è del 49%. Inoltre, stage ed esperienze di studio all’estero durante gli studi possono aumentare del 20% le possibilità di trovare un lavoro. Nel lungo periodo cresce anche la stabilità del lavoro (contratti a tempo indeterminato o attività autonome vere e proprie): a cinque anni riguarda oltre il 73% dei laureati triennali e quasi il 78% dei magistrali a ciclo unico (era il 78% per entrambi i collettivi nella rilevazione precedente) e il 70% tra i magistrali biennali (era il 73% lo scorso anno). In particolare, l’occupazione è significativamente superiore alla media, a cinque anni dalla laurea, per i laureati delle professioni sanitarie (97%) e di ingegneria (95%); seguono i gruppi chimico-farmaceutico e economico-statistico (90%). Al di sotto della media si posizionano invece i laureati dei gruppi insegnamento (80%), geo-biologico (79%), giuridico (77%) e letterario (75%): un dato, quest’ultimo, che conferma un trend di scelte di studio e professionali in voga già da parecchio tempo.

 

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