Accoglienza al collasso, il Sud è sul punto di esplodere e il Viminale è in tilt

14 Apr 2015 9:47 - di Bianca Conte

Politica dell’accoglienza: la disfatta è sul campo, sotto gli occhi di tutti. E mentre l’Italia sola e disperata soccorrre e ospita, non si sa più dove e come, l’Europa continua a latitare. «Ma non avevano detto che Mare Nostrum era finita e che l’Europa ci avrebbe salvato dall’emergenza sbarchi? Bugiardi che non sono altro questi del governo» è costretto a rilevare il senatore azzurro Maurizio Gasparri che, in una rapida disamina del problema, incistato ormai da molto e trascurato da Strasburgo anche da troppo, rileva: «Ora dal Viminale si sollecitano le prefetture a trovare altri posti per i clandestini che i nostri mezzi militari sono costretti dal governo a portare in Italia. Che menzogne, che disfatta, che resa. Più si fa così, più ci esponiamo a un esodo di dimensioni gigantesche. Avevano mentito. L’Italia è sotto invasione e il governo è al servizio dei trafficanti».

Accoglienza, è caos

Un affondo duro, quello di Gasparri, che parte dalla presa di coscienza di una realtà ormai ingestibile e di un Paese, il nostro, allo stremo delle forze e al limite delle risorse. Escono a decine dai porti libici, confidando nel mare calmo. Gommoni di fortuna carichi di profughi, prevalentemente di origine subsahariana. I più fortunati vengono salvati dalle navi italiane che battono il Canale di Sicilia: quasi seimila sono stati soccorsi solo negli ultimi tre giorni. Ma c’è chi in Italia arriva solo morto. Nove corpi sono stati recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della Libia, nell’area dove si è capovolto un barcone. Oltre 500, secondo stime Unhcr, sarebbero le vittime dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo, una stima trenta volte superiore rispetto alle cifre dello stesso periodo del 2014. Il sistema di accoglienza è al collasso ed il Viminale ha allertato tutti i prefetti: c’è bisogno di nuove strutture. Un sos che ha gettato – se possibile – ulteriormente nel panico: gli scenari sono preoccupanti se si pensa all’arrivo della bella stagione e ai numeri forniti da Frontex che oscillano tra i cinquecentomila e un milione di profughi pronti a partire dal Paese nordafricano.

Viminale in difficoltà

Intanto, nei giorni scorsi e fino ad oggi si sono contati oltre una ventina di interventi di soccorso da parte dei mezzi italiani, nonchè di quelli Frontex impegnati nell’operazione Triton. I soccorritori segnalano lo stato disastroso dei mezzi usati per tentare la traversata: gommoni e pezzi di legno legati alla buona che si sfasciano appena affiancati dalle motovedette dei soccorritori. Rispetto ai mesi scorsi si segnala il calo dei passeggeri siriani: in prevalenza la gente in fuga vine dall’Africa subsahariana. In questi primi tre mesi e mezzo del 2015 gli arrivi hanno sfondato quota sedicimila, numero che supera quello dello stesso periodo del 2014, anno record alla fine del quale si sono contati ben centosettantamila sbarcati. Al Viminale è dunque forte la preoccupazione sul fronte dell’accoglienza. Sono già oltre ottantamila le persone ospitate, di cui circa quattordicimila minori non accompagnati. Ma servono altri alloggi e la risposta degli enti locali non è sempre pronta. Accade così che le presenze siano concentrate per il 50% nelle cinque regioni del Sud (con la Sicilia a sopportare il peso maggiore), disattendendo il piano messo a punto dal Viminale che prevede una distribuzione in base agli abitanti della regione.

Centri di raccolta in Africa

Sempre in piedi l’idea di adattare alcune caserme che la Difesa è pronta a dismettere. Ma è chiaro quasi a tutti, ormai, che la strada maestra per frenare i flussi passa attraverso la stabilizzazione della Libia. In attesa che si riesca a tradurre in pratica questo principio, e che si possa arrivare almeno a un tregua, la proposta messa sul tavolo dall’Italia – ma di non semplice attuazione – è quella di creare “safe harbours”, centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per lo screening degli aventi diritto all’asilo ed un’equa distribuzione tra i 28 Stati Ue. L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una «partnership reale, non burocratica», tra Ue e paesi africani. Nel frattempo, all’interno dei nostri “provati” confini infuria la polemica politica. «Quanti morti ancora – ha chiesto tra gli altri polemicamente il leader della Lega Nord, Matteo Salvini – per colpa degli ipocriti? Non so come facciano Renzi, Alfano e Boldrini a dormire sonni tranquilli con la strage continua di migranti: non capiscono che più ne partono e più ne muoiono?».

 

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