Giustizia, Italia maglia nera anche per le sentenze sui diritti umani

23 Mar 2015 20:15 - di Redazione

L’Italia non riesce, ancora una volta, a scendere dal gradino più alto di un podio che nessuno può invidiarci. Il nostro resta il Paese del Consiglio d’Europa con l’arretrato più voluminoso di sentenze della Corte europea dei diritti umani non applicate, 2.622, contro le 1.500 della Turchia, seconda in classifica. E come se non bastasse, il numero delle sentenze non rispettate è aumentato anche nel 2014. Un dato quest’ultimo in controtendenza rispetto all’andamento generale, come evidenzia l’ottavo rapporto sulle esecuzioni delle sentenze della Corte di Strasburgo pubblicato dal comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Ma se è vero che l’Italia nel 2014 ha raccolto una serie di primati negativi, è anche riuscita a ottenere qualche successo. In particolare quello, sottolineato nel rapporto, di essere riuscita, dopo la condanna Torreggiani, a trovare valide soluzioni per risolvere la questione del sovraffollamento carcerario. Questo, non vuol dire che la questione sia chiusa. Significa che per ora l’Italia ha evitato ulteriori costose condanne della Corte ed è riuscita a far uscire l’esecuzione della sentenza Torreggiani dai fascicoli posti dal comitato dei ministri “sotto sorveglianza rafforzata”. L’anno scorso sono state invece definitivamente risolte due questioni importanti che pendevano da più di 5 anni davanti al comitato dei ministri. La prima riguarda la violazione dei diritti degli imputati – ora i tribunali non possono più condannare qualcuno basandosi principalmente su testimonianze di persone che la difesa non ha controinterrogato. L’altra riguarda i diritti degli immigrati cui è stato notificato un ordine d’espulsione.

Le cattive notizie sulla giustizia non mancano

Qui però finiscono le buone notizie e cominciano quelle meno buone e cattive. Tra le prime va evidenziato che, nonostante l’Italia rimanga tra i Paesi che pagano di più per le violazioni commesse, nel 2014 la cifra è stata dimezzata, 29 milioni e mezzo di euro, contro i 71 del 2013. Tra quelle invece cattive ci sono tutti i primati negativi che il nostro Paese continua a raccogliere. Siamo il Paese con il più grande arretrato di sentenze non eseguite, un quinto del totale in esame davanti al comitato dei ministri. Siamo anche tra i Paesi che impiegano più tempo a trovare soluzioni efficaci per riparare alle violazioni riscontrate dalla Corte. Tra quelli che hanno più violazioni dovute a “importanti o complessi problemi strutturali”, e uno degli Stati con il maggior numero di casi che il comitato dei ministri ha messo “sotto sorveglianza rafforzata” per l’esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo. La maggior parte dei nostri primati è riconducibile a un unico problema, quello dei processi lumaca e il non funzionamento del solo rimedio risarcitorio disponibile (previsto dalla legge Pinto). Ma al comitato dei ministri pendono anche altre questioni molto delicate. Una è quella dell’indennità integrativa speciale che Stato e regioni devono a versare per legge a chi è stato contaminato dalle trasfusioni di sangue. I pagamenti sono stati sospesi per anni e la Corte ha condannato l’Italia non solo a pagare l’arretrato, ma anche a ristabilire l’indennità per il presente e il futuro.

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