La Clinton si difende: pubblicherò tutte le mie mail, nulla di compromettente

5 Mar 2015 15:57 - di Paolo Lami

Hillary Clinton rompe il silenzio sull’email-gate, uno scandalo che la sta mettendo in serio imbarazzo, e chiede al Dipartimento di Stato di pubblicare tutta la sua posta elettronica. L’ex-first lady è finita al centro delle polemiche per aver usato l’account privato quando era capo della diplomazia americana, e ora cerca di gettare acqua sul fuoco per evitare che l’episodio danneggi la sua – sempre più probabile – corsa alla Casa Bianca.
«Voglio che il pubblico veda le mie email – ha scritto la Clinton su Twitter – Ho chiesto allo Stato di rilasciarle il prima possibile. Mi è stato detto che saranno verificate nell’ottica di una pubblicazione il prima possibile».
Da Foggy Bottom, la portavoce Marie Harf ha confermato: «Faremo questa recensione il più rapidamente possibile». Harf, però, ha poi precisato che «dato il volume dei documenti, ci vorrà tempo perché l’operazione sia completata». Intanto la Commissione d’inchiesta sull’attacco all’ambasciata di Bengasi ha chiesto ufficialmente di acquisire le email dell’ex-segretario di Stato relative all’episodio in cui morirono quattro americani, tra cui l’ambasciatore in Usa Chris Stevens.
La nuova richiesta della Commissione, istituita dal Congresso, al Dipartimento di Stato è dovuta al fatto che dalla precedente documentazione ottenuta vennero omesse, secondo quanto ricostruito dal New York Times, proprio le e-mail della Clinton che erano state gestite attraverso un account privato, ( hdr22@clintonemail.com ) anziché attraverso un account di posta elettronica ufficiale.

La Clinton utilizzò il server di casa per spedire le sue mail

Quando la vicenda dell’account personale attraverso cui Hillary svolse il lavoro di capo della diplomazia Usa è venuta a galla, immediatamente – ricostruisce sempre il Nyt – i suoi collaboratori hanno dovuto spulciare tra migliaia di e-mail per decidere quali consegnare al Dipartimento di Stato. Ne sarebbero state infine consegnate 55 mila, e tra queste solo alcune su Bengasi. Ma ora il Congresso vuole vederci chiaro, e la Commissione di inchiesta – scrive a sua volta il Washington Post – è pronta ora ad emettere dei “mandati di comparizione” per saperne di più sull’uso delle email da parte dell’ex-segretario di Stato.
Secondo il Post, la Commissione intende chiedere di vedere tutte le e-mail relative all’attacco di Bengasi inviate dagli account Clintonemail.com e da ogni altro account personale dei membri dello staff della Clinton. Intanto secondo alcuni documenti esaminati dall’Associated Press è emerso che la Clinton, durante il suo incarico usò il server di casa sua per la posta elettronica ufficiale. Si legge inoltre che il dominio “Clintonemail.com” era registrato nell’abitazione che i Clinton hanno a Chappaqua, nello stato di New York. Ancora l’Associated Press scrive che questa pratica del tutto inconsueta per un posizione di quel livello, consentiva alla Clinton di limitare l’accesso da parte di terzi al suo archivio. L’ex-segretario di Stato ancora non si è pronunciata a riguardo, né ha rivelato particolari su Eric Hoteman, l’uomo ingaggiato per il mantenimento del server. Il caso, assieme alle recenti rivelazioni secondo cui la fondazione Clinton avrebbe accettato donazioni milionarie da governi stranieri anche quando Hillary era segretario di stato – rischia di minare l’immagine dell’ex-first lady e di mettere a rischio le sue ambizioni presidenziali. Con la sua candidatura che dovrebbe essere annunciata entro aprile.

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