Marini si sfila dalla corsa per il Colle e avverte Renzi: «Non fare disastri»

12 Gen 2015 16:42 - di Guglielmo Federici

Quirinale? Per me è un capitolo chiuso.«La questione si è conclusa con il fallimento del tentativo del 2013». Parla Franco Marini, l’ex presidente del Senato che rievoca il «fallimento» della sua candidature nel 2013 e avverte Renzi  a «non fare disastri» che sarebbero deleteri per il Paese. «Vedo – premette – che su alcuni giornali è ricomparso il mio nome tra i possibili candidati alla Presidenza della Repubblica. Preciso che ho sempre rifiutato richieste di interviste, come pure in questi mesi non ho mai parlato della questione con i dirigenti del mio o di altri partiti. Sfido chiunque a dimostrare il contrario». Poi, dopo aver rievocato quell vicenda poco edificante per il Pd, ribadisce che la candidature del nuovo inquilino del Colle dovrà essere il frutto di una scelta condvisa tra le forze politiche disponibili, in primis, dunque, con il centrodestra.

Così il Pd “mollò” Marini

«Fui candidato dal mio partito – ricorda l’ex presidente del Senato – raccolsi alla prima votazione il consenso della maggioranza assoluta dei grandi elettori, 521 su 1007 aventi diritto. Poiché nessuno aveva potuto pensare di vincere al primo scrutinio a me era parso assolutamente naturale, quasi un diritto, giungere al quarto voto, dove sarebbe stata sufficiente all’elezione la maggioranza degli elettori. Il partito, cambiando strategia, decise diversamente. Io, senza allegria ma anche senza recriminazioni mi adeguai alle scelte del Pd con la seguente dichiarazione del 19 aprile: «È saltata la strategia di un dialogo con il centrodestra finalizzata all’obiettivo di dare all’Italia un governo, dinanzi alla durissima situazione del Paese. Strategia da me pienamente condivisa. Ovviamente con il cambio di strategia viene meno anche la mia candidatura».

La scelta sia condivisa

«Non mi sfiorò minimamente l’idea di entrare in conflitto con il partito – chiarisce – perché credo ancora oggi, con le necessarie riforme che si stanno discutendo, alla democrazia rappresentativa ed all’ insostituibile ruolo dei partiti così come sono indicati dalla nostra Costituzione». Quindi l’avvertimento a premier Renzi: «Sulle urgenze di oggi – aggiunge – mi ritrovo nella linea di Renzi, cioè del «dialogo con tutte le forze rappresentative disponibili puntando al consenso più ampio possibile». Mi permetto, parlando dall’alto, e non dal basso come qualche sciocco tra noi ritiene, degli 80 anni suonati, di raccomandare a Renzi ogni sforzo per trovare una posizione unitaria nel Pd ed è ovvio che l’impegno maggiore tocchi a lui in quanto leader del partito. Un esito finale che somigliasse anche vagamente al disastro del 2013 – conclude – metterebbe in ginocchio il Pd nuocendo gravemente all’Italia ed all’azione in corso per condurla fuori dalle sue forti difficoltà».

 

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