Loris, 15 minuti di buco nel racconto della mamma: l’auto non compare

5 Dic 2014 15:28 - di Roberto Frulli

Nuovi incredibili colpi di scena nella terribile vicenda del piccolo Loris Stival. Le fascette che Veronica Panarello, la mamma del bimbo ha consegnato nel pomeriggio di lunedì scorso, assieme ad altro materiale scolastico che apparteneva a Loris, alle sue due maestre quando si sono presentate a casa della famiglia Stival per fare le condoglianze, sono compatibili con quella utilizzata per strangolare il piccolo. Non solo. La Polo nera di Veronica Panarello non ha mai raggiunto la mattina di sabato 29 novembre la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un’immagine della vettura nell’orario indicato dalla madre del bambino. E, da ultimo, ci sarebbe un buco di 15 minuti nel racconto che la mamma del piccolo Loris, ha fatto ad investigatori ed inquirenti su quel che accadde la mattina di sabato 29 novembre, il giorno in cui è scomparso il bimbo poi trovato morto nel fosso a Molino Vecchio.

Compatibili le fascette consegnate dalla madre alle maestre

«Il papà di Loris, su pressioni della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe proprio il giorno in cui era scomparso», racconta la maestra Teresa Iacona.
«Noi – ha aggiunto la docente – siamo rimaste sorprese perché non avevamo mai chiesto di portarle, perché sono pericolose, e non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in Questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette per esperimenti».
«Mentre parlavamo con la madre – ha ricordato l’insegnante – ci ha detto che c’erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. E’ stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: “valle a prendere”. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. E’ importante fare chiarezza – ha aggiunto Teresa Iacona – perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato».
Le maestre, peraltro, avevano già informato il preside della Falcone-BorsellinoGiovanna Campo, della stranezza . E, poi avevano deciso, appunto, di informare gli investigatori e di consegnare a loro quelle fascette che ora sono a un esame più approfondito della Scientifica. Ma, come detto, già i primi accertamenti concludono per una compatibilità con la fascetta che sarebbe stata utilizzata per strangolare il bimbo prima di buttarlo giù nel canalone di cemento dove poi è morto ed è stato ritrovato con il cranio fracassato.

La Polo nera della mamma non ha mai raggiunto la scuola

La Polo nera di Veronica Panarello, la mamma di Loris, non ha mai raggiunto la mattina di sabato 29 novembre la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un’immagine della vettura nell’orario indicato dalla madre del bambino.
La circostanza emerge dall’analisi fatta dagli investigatori di polizia e carabinieri dei video installati dalle telecamere a Santa Croce Camerina. Veronica ha infatti raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola elementare Falcone e Borsellino e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall’ingresso. Ma tra le 8.30, l’orario in cui escono da casa la donna e i due figli e le 8.40 – l’orario in cui un’altra telecamera riprende l’auto nei pressi della ludoteca dove verrà lasciato il figlio più piccolo – non c’è traccia del passaggio della Polo nera nelle immagini registrate dalla telecamera comunale all’incrocio tra via Matteotti e piazza Unità d’Italia. Un punto dove la donna ha sostenuto di essere passata. Nuove indicazioni sul percorso seguito potranno venire dall’esame del rilevatore Gps presente sulla vettura. Tecnici stanno cercando di accertare se è possibile estrapolare dati utili.

Un buco di 15 minuti nel racconto della mamma

Ci sarebbe un buco di 15 minuti nel racconto che Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris, ha fatto ad investigatori ed inquirenti su quel che accadde la mattina di sabato 29 novembre, il giorno in cui è scomparso il bimbo poi trovato morto nel fosso a Molino Vecchio. Dai video in possesso degli investigatori emergerebbe infatti che la donna esce di casa attorno alle 9.15 – 9.20 per raggiungere il castello di Donnafugata e partecipare al corso di cucina. Per raggiungere la tenuta si impiegano tra i 15 e i 20 minuti, ad un’andatura normale, come hanno verificato gli stessi investigatori. Veronica Panarello dovrebbe essere arrivata al corso, che cominciava alle 9.30, non più tardi delle 9.40. La mamma di Loris, stando invece alla testimonianza di un partecipante al corso, arriva alle 9.55. e quando arriva fornisce una giustificazione che investigatori e inquirenti definiscono «non richiesta»: «scusate il ritardo – avrebbe detto la donna – ho avuto dei problemi».
Intanto proseguono gli esami della Scientifica sul materiale acquisito nell’abitazionedei coniugi Stival. Tracce organiche, ora sottoposte a esame genetico, sarebbero state individuate sulle forbicine trovate nell’abitazione di Loris Stival, sequestrate dagli investigatori. Il campione genetico sarebbe stato isolato con il luminol dagli esperti, che stanno ora eseguendo gli esami per stabilire a chi appartenga quella traccia.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *