Nozze gay di fronte al Santuario di Pompei: i sindaci s’inventano di tutto pur di finire sui giornali
Non è solo la città degli scavi. Pompei è anche (o meglio, soprattutto) la città dove sorge uno dei Santuari più amati d’Italia, la cui costruzione risale a metà dell’Ottocento. Migliaia e migliaia di persone in pellegrinaggio si recano ogni anno lì, un luogo sacro, simbolo del mondo cattolico, con il caratteristico e storico dipinto della Madonna del Rosario. Le immagini della supplica – l’8 maggio e la prima domenica di ottobre – vengono sempre riprese in diretta tv. Forse è per questo che al sindaco di Pompei, Nando Uliano, è venuta la geniale idea per far notizia e finire sui giornali: celebrare la registrazione delle coppie gay proprio di front a al Santuario, in appoggio alle iniziative di altri sindaci, in primis di Ignazio Marino. E in barba alle leggi. Non abbiamo alcuna difficoltà a istituire il registro delle unioni civili, anzi – ha spiegato – siamo completamente favorevoli». Il siamo favorevoli è rivolto a lui e alla sua giunta. Per la sinistra anche Uliano diventa un rivoluzionario, un po’ come il sindaco di Roma, a corto di ossigeno e di consensi. Ora si vedrà quanta distanza metterà la posizione pro-matrimonio gay e coppie di fatto, tra il sindaco Uliano e l’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, con il quale il sindaco volle un incontro all’inizio del suo mandato per tentare una linea concorde nell’amministrazione della città. Non c’è solo, però, un problema di leggi non rispettate. O, per essere più precisi, calpestate. E non c’è neppure solo la spettacolarizzazione delle unioni omosessuali che svilisce tutta la questione dei diritti, soffocandoli nella farsa. C’è la provocazione. Una provocazione studiata a tavolino. Perché fare lo show delle coppie gay di fronte al Santuario altro non è che una provocazione.