La rivolta delle Regioni: «Renzi è furbo, dice che diminuisce le tasse e costringe noi ad aumentarle»

16 Ott 2014 17:02 - di Silvano Moffa

Chiamparino, Zingaretti, Zaia, Caldoro, Maroni. I presidenti delle Regioni sono in rivolta. Al premier Renzi, che ricorre ad espressioni altisonanti per descrivere la sua prima Legge di Stabilità definendola «la più grande riduzione delle tasse mai fatta da un governo in un anno», i governatori non lesinano critiche. Il capo del governo dice che «ridurre le tasse non è né di destra né di sinistra, ma solo buon senso». Messo così, il ragionamento non fa una piega. Come dargli torto ? Per uno che vuole cambiare verso al Paese e abbattere alcuni stereotipi di una sinistra (ricordate Visco, il ministro?) sempre incline a tartassare il contribuente pur di fare cassa per l’erario, la frase fa un certo effetto. È una frase che scuote e rincuora. Siamo il Paese con la pressione fiscale alle stelle e una evasione che grida vendetta al cospetto di Dio; sappiamo che i nostri conti pubblici sono ballerini e la lancetta del debito continua ad alzarsi vero livelli iperbolici; non produciamo ricchezza e allarghiamo l’area della povertà assoluta, mentre quella relativa da un pezzo ha scalfito e inguaiato il ceto medio, cancellando il concetto di benessere dal vocabolario; assistiamo inermi a fabbriche che chiudono i battenti, a negozi che falliscono, a marchi che trasmigrano. In questo marasma di incertezze, di sbandamenti e di vacue promesse, finalmente arriva un giovanotto di belle speranze e di notevole improntitudine che assicura un taglio netto della tassazione.

È ossigeno per le imprese e per le famiglie. Un annuncio che rasserena l’animo e che arriva, guarda i casi del destino, proprio  nel giorno in cui i proprietari di casa sono costretti a pagare la Tasi, ossia un balzello ancor più pesante e odioso dell’Ici, partorito dalla fulgida mente di cotanta giovanile esuberanza governativa. Un modo davvero scaltro per indorare l’amara pillola al solito sfortunatissimo Pantalone. Peccato però che dietro il roboante annuncio si celi un trucco. Lo svelano i governatori e non può nasconderlo il ministro Padoan. Nella manovra del governo ci sono quattro miliardi di tagli alle Regioni, due dei quali sono i nuovi fondi alla sanità concessi due mesi fa alle medesime Regioni. Insomma, nel giro di due mesi Renzi prima concede e  poi toglie dalle casse regionali.  La domanda che ora sorge spontanea è: dove verranno recuperati quei fondi ? Semplice. Con  nuove tassazioni regionali e locali. Così il signorotto di Firenze potrà dire di aver fatto un gran colpo. Perché lui  le tasse le toglie e gli altri le mettono. Un modo, il suo, davvero singolare di governare il Paese, e di rispettare la lealtà fra istituzioni.  È vero, togliere le tasse – ammesso e non concesso che sia vero – non è né di destra né di sinistra. Ma Renzi è riuscito nella straordinaria impresa di  riunire in un unico fronte i governatori di destra e di sinistra, furenti come non mai per la colossale presa in giro. Le bugie, come sappiamo, hanno le gambe corte.

 

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