Nuovo orrore dell’Isis: decapitati in Siria quattro combattenti curdi. Tre sono donne
I jihadisti dello Stato islamico (Isis) hanno decapitato quattro miliziani curdi, di cui tre donne, fatti prigionieri nei combattimenti vicino alla città siriana di Kobane. Lo riferisce l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani, aggiungendo che le teste delle vittime sono state esposte nella città di Jarablus. L’ong aggiunge che le forze jihadiste continuano ad avanzare dal lato orientale verso Kobane, vicino al confine con la Turchia, e sono arrivate ormai a due o tre chilometri dalla città. Oltre 160.000 civili curdi sono fuggiti dalla città verso la Turchia dal 16 settembre scorso, quando l’Isis ha cominciato la sua offensiva. I jihadisti si sono già impadroniti di circa 70 villaggi. Nelle stesse ore però l’Isis ha rilasciato 70 studenti curdi che aveva rapito lo scorso maggio nel nord della Siria insieme ad altre decine di loro compagni. Non si conoscono i motivi del rilascio. Il 29 maggio scorso 153 studenti erano stati sequestrati dall’Isis mentre tornavano da Aleppo, dove erano andati per gli esami della fine dell’anno scolastico. Intanto si apprende che nelle ultime ore, le forze Usa hanno compiuto 11 raid aerei anti-Isis in Iraq e 11 in Siria. Lo rende noto il comando Centrale precisando che gli attacchi sono stati messi a segno da caccia e droni. In particolare, si legge in una nota, in Iraq gli attacchi sono stati condotti nella zona della diga di Mosul e in Siria nei pressi di Aleppo, dove sono stati tra l’altro distrutti quattro edifici occupati dall’Isis, e a Mazra al Duwud, vicino alla frontiera con la Turchia. C’è un serio allarme che viene da Londra: l’Isis, se non contrastato e lasciato proliferare in Iraq e Siria, potrebbe diventare un «vero Stato terroristico» e arrivare a costituire anche una minaccia nucleare in quanto potrebbe dotarsi di armi chimiche, biologiche o perfino nucleari. Lo ha detto il ministro britannico degli Interni Theresa May nel suo discorso al congresso del partito conservatore a Birmingham. Il ministro May ha tratteggiato la minaccia che il gruppo terrorista costituisce per la Gran Bretagna, Paese che nei giorni scorsi ha autorizzato raid aerei in Iraq, e ha sottolineato come l’Isis stia già utilizzando il nuovo territorio sotto la sua influenza per addestrare uomini e donne, ideando allo stesso tempo «nuovi metodi per uccidere in maniera indiscriminata». Infine, ormai gli Usa hanno speso una cifra che va dai 780 milioni ai 930 milioni di dollari per combattere l’Isis. Lo afferma un rapporto del Center for Strategic and Budgetary Assessment, in cui si spiega come gli Usa spenderebbero dai 200 ai 320 milioni al mese se schierassero sul terreno 2.000 soldati. Mentre se le truppe fossero di 5.000 unità e gli attacchi aerei condotti ad un ritmo di 150 al mese, oltre a 120 voli di sorveglianza, il costo schizzerebbe tra i 350 milioni e i 570 milioni di dollari al mese. Secondo il rapporto dell’agenzia di Washington, uno scenario con una forte presenza di truppe di terra, pari a 25 mila soldati inviati in Siria e Iraq, oltre a 200 raid aerei al mese, costerebbe da 1,1 miliardi a 1,8 miliardi al mese. Su base annua, e per quanto riguarda la campagna aerea, raid a bassa intensità costerebbero dai 2,4 miliardi ai 3,8 miliardi di dollari. Mentre in caso di un numero di attacchi più frequente, il costo potrebbe arrivare ad una forbice tra i 4,2 miliardi e i 6,8 miliardi l’anno. Il dossier sui costi della guerra contro il Califfato è stato pubblicato dopo che gli Stati Uniti hanno portato a termine 220 raid aerei in Iraq e 40 in Siria. Inoltre, sono stati lanciati 47 missili Tomahawk lanciati dalle navi americane, ognuno dei quali ha un costo di oltre un milione di dollari.