Il figlio morì in auto: prosciolto il papà che lo dimenticò
Proscioglimento: il gip Elena Stoppini ha così deciso in merito al processo intestato ad Andrea Albanese, il papà che nel giugno del 2013 dimenticò in auto il figlio Luca di 2 anni, trovato morto dopo 8 ore passate sotto il sole. A renderlo noto è stato la Libertà di Piacenza, che spiega anche le motivazioni dell’esito raggiunto: l’uomo non era capace d’intendere e di volere, e dunque non può essere processato. Questo il fulcro del ragionamento giuridico, e sicuramente umano, e per la sua formulazione tecnica è risultata decisiva la relazione stilata da psichiatri d’accusa e difesa, concordi in questo caso nel dire che il papà in oggetto era in preda ad «amnesia dissociativa» quando lasciò il bambino sul seggiolino del sedile posteriore della sua auto e andò a lavorare, anziché portarlo all’asilo. Il piccolo, come tristemente noto, morì per asfissia dopo ore passate nell’abitacolo nel frattempo diventato rovente della vettura, rimasta sotto il sole cocente. Ma solo quando, raggiunto dalla telefonata della moglie che gli chiedeva conto dell’assenza del figlio a scuola, Andrea Albanese intuì il dramma che stava per rivelarsi ai suoi occhi. Così l’uomo, indagato per quella vicenda dalla Procura di Piacenza in quanto atto dovuto, è stato sottoposto durante le indagini preliminari a due perizie psichiatriche. E sono stati proprio quegli esami a far emergere appunto che la mattina della tragedia il papà, quando avrebbe dovuto lasciare il figlio all’asilo nido come ogni giorno, fu colto da amnesia dissociativa. Un blackout della mente seguìto dallo shock del dramma e dal dolore di provare a sopravvivere alla tragedia.
Il gip di Piacenza Elena Stoppini ha quindi accolto le richieste di pm e difesa di non processare l’uomo. Un uomo già provato dal lutto, dall’aver vissuto, nella realtà, l’incubo peggiore in cui possa incorrere un genitore: nuocere, fino alle estreme conseguenze, al proprio figlio. Un incubo dal quale Andrea Albanese tenta di uscire tutti i giorni mettendo al servizio degli altri la sua dolorosissima esperienza. L’obiettivo perseguito è quello riassunto nel titolo di un gruppo Facebook da lui aperto: Mai più morti come Luca, magari anche attraverso una legge che renda obbligatori i sistemi anti-abbandono sulle auto.