Primo sì della Conferenza delle Regioni alla fecondazione eterologa. Ma “Avvenire” tuona: «L’illusione continua»…

4 Set 2014 12:36 - di Redazione

Il dibattito sulla fecondazione assistita eterologa si sposta in ambito regionale: con l’arrivo del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha avuto il via la seduta straordinaria del tavolo dedicato al delicato tema etico-scientifico e, nello specifico normativo, all’applicazione della legge Delrio su Province e città metropolitane. Alla convocazione hanno risposto i presidenti della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, della Basilicata Marcello Pittella, della Campania Stefano Caldoro, del Friuli Debora Serracchiani, del Molise Paolo Di Laura Frattura, della Toscana Enrico Rossi, dell’Umbria Catiuscia Marini, del Veneto Luca Zaia, oltre naturalmente al presidente della Conferenza, Sergio Chiamparino, e a tutti gli assessori regionali alla Sanità. «Il ministro ha condiviso le linee guida delle Regioni ed è del tutto d’accordo con noi a inserire la fecondazione eterologa nei Lea (Livelli essenziali d’assistenza) e a regolamentarla con un ticket che andrà definito sulla base dei costi. Ma per farlo serve una legge del Parlamento», ha dichiarato a margine dei lavori Chiamparino. «E allora è auspicabile – ha poi concluso il governatore di Torino – che il Parlamento legiferi nel più breve tempo possibile. Da parte nostra, se la Conferenza dei presidenti approverà le linee guida, ogni Regione potrà procedere all’autorizzazione dei centri e si potrà cominciare a rendere esigibile il diritto dei cittadini. L’unica questione aperta è quella economica, in attesa della legge». E sulla stessa lunghezza d’onda, in materia, si è posizionato anche il governatore Luca Zaia: «Come Veneto andremo avanti comunque: l’intendimento è di inserire la fecondazione eterologa nei Lea». Così, ai giornalisti che gli hanno fatto notare l’opposizione in Parlamento di alcuni settori cattolici ad una possibile legge, Zaia ha risposto: «Sono cattolico anche io, ma facciamo linee guida per la vita, non per la morte, e per dare risposta a tutti i cittadini costretti finora a viaggi della speranza all’estero. Le Regioni si sono organizzate davanti ad un vuoto legislativo, facendo da apripista», ha concluso quindi il governatore. La commissione Salute della Conferenza delle Regioni ha comunque trovato un’intesa sulle linee guida per disciplinare in tutta Italia la fecondazione eterologa. Il documento, per avere validità, deve essere approvato venerdì dai presidenti delle Regioni. Ma il più è fatto e i commenti di assessori e presidenti delle Regioni confermano che la via è spianata e
venerdì, quasi certamente, arriverà il sì definitivo dei governatori. Il documento, da quanto si apprende, prevede che la fecondazione eterologa sia gratuita o si ottenga dietro al pagamento di un ticket, ma con dei paletti rispetto all’età delle donne riceventi, che devono essere in età potenzialmente fertile, ovvero avere fino a 43 anni. Sarà prevista inizialmente a carico dei Servizi sanitari regionali, ma le Regioni chiederanno al governo che l’eterologa sia inserita nei Livelli essenziali di assistenza.
Ma il dibattiuto in corso, al di là delle risoluzioni deliberate in sede regionale e politica, è in realtà più controverso e diversificato che mai. Ad intervenire sul tema, allora, anche il quotidiano Avvenire, che sulla fecondazione eterologa ha, da un lato, ribadito come serva «una legge dello Stato, unico strumento normativo in grado di tutelare, per quanto possibile, le coppie e, soprattutto, i figli che verranno»; mentre dall’altro, in un articolo intitolato Secondo noi – corsivo non firmato che esprime la linea della direzione – ha inequivocabilmente bollato polemicamente l’avviata discussione a livello di Regioni sulle linee guida da adottare nei centri per eseguire la tecnica. «Dunque l’illusione continua», scrive il quotidiano cattolico che, a stretto giro, aggiunge: «Perché di illusione bisogna parlare di fronte alle attese di quelle coppie – molte meno di quanto si vorrebbe far credere – cui ancora oggi verrà detto che le strutture pubbliche sono “pronte” a partire con le pratiche di fecondazione eterologa. La grancassa mediatica – prosegue il quotidiano della Cei – ancora una volta sollecitata da chi ha evidentemente interesse a suonare sempre lo stesso stonato e fuorviante spartito, anche oggi tenterà di far passare l’idea che tutto, o quasi, sta per essere normato al meglio, che la politica è sul punto di trovare un accordo saggio ed equilibrato». «Un’altra menzogna», ha tuonato Avvenire, «non solo perché si dichiara urgentissima e di vasto interesse una pratica comunque eticamente inaccettabile, ma anche perché si lascia intendere che il Parlamento – grazie all’attivismo delle Regioni – possa evitare di legiferare su temi delicatissimi come quelli che riguardano l’inizio della vita».

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