Tragedia delle isole Formiche: forse morti per avvelenamento da monossido i tre sub perugini
Avvelenati, ecco la nuova pista. Tracce di monossido di carbonio sarebbero state rilevate nelle bombole utilizzate dai tre sub umbri morti durante un’immersione alle isole Formiche di Grosseto il 10 agosto. Analoghe tracce sarebbero state rilevate anche nel sangue dei tre sub. È quanto si apprende in merito agli accertamenti disposti dalla procura di Grosseto che indaga sui decessi. Da quanto emerso da fonti investigative le tracce rilevate sarebbero state in misura letale. I risultati degli accertamenti sulle bombole, effettuati da una ditta di Osio (Bergamo), saranno ufficializzati domani. Già le autopsie effettuate il 13 agosto avevano contemplato, tra le ipotesi, che i tre sub, Gianluca Trevani, 35, Enrico Cioli, 37, e Fabio Giaimo, 57 anni, potessero essere morti avvelenati. Rimane ora da capire come sia stato possibile che le bombole contenessero monossido di carbonio: se il problema ha riguardato le apparecchiature per caricarle o l’ossigeno stesso, se l’errore sia stato umano, se si sia verificato a terra, nel diving, o se le bombole possano essere state ricaricate a bordo dell’imbarcazione con cui i sub si erano recati alle Formiche. Motivo per cui saranno necessari ulteriori attività investigative. Fino ad oggi unico indagato dalla procura di Grosseto, come atto dovuto – ma non è escluso che altre persone possa essere coinvolte -, è il responsabile del diving Abc di Talamone, che avevo messa a disposizione le bombole. Il suo avvocato, Riccardo Lottini, presenterà ora un’istanza per effettuare accertamenti su tutte e 30 le bombole sequestrate dalla procura, non solo su quelle dei sub morti, e anche sui computer che le tre vittime avevano al polso per le immersioni.