La notte del centrodestra è durata troppo: per evitare il peggio bisogna provarci. Con coraggio e umiltà

12 Lug 2014 19:46 - di Francesco Signoretta

Alle sconfitte si reagisce. Perché non esiste il dio dell’imbattibilità. Capita a chiunque di vincere o di perdere. I risultati, quando sono negativi, bruciano, lasciano il segno e questo non lo mette in dubbio nessuno,  ma sono altrettanto importanti la capacità di reazione, la volontà di riordinare le truppe e di darsi un obiettivo, il saper attendere il momento giusto per riprovarci. E invece il centrodestra sembra essersi fermato alla notte delle europee, quando uscirono i primi dati elettorali e si capì che sarebbe stata una catastrofe. Da quella notte è capitato di tutto: la perdita di fiducia, le tensioni interne, le minacce di addio, le tregue che duravano lo spazio di un minuto, i comunicati stampa che sembravano fucilate. Il tutto con le prese di posizioni estemporanee, la corsa a chi la diceva più grossa, gli equivoci sulle nozze gay e i sondaggi più o meno riservati che circolavano (e circolano) sul web, roba da incubo. Il problema di fondo è che il centrodestra ha dimostrato di non saper perdere, era fin troppo abituato a prevalere o a sorprendere con recuperi inaspettati, a fare gol in zona Cesarini e quindi si è trovato all’angolo, con le gambe molli e la testa in confusione. Un errore, perché nei momenti difficili bisogna innanzitutto limitare i danni ed evitare che l’avversario dilaghi.  E l’avversario – che è Renzi, anche se qualcuno sembra averlo dimenticato – continua a dilagare non certo per la sua azione di governo che sa di bluff ma perché sta occupando scientificamente tutti i posti di potere, quelli che consentono di tenere il Paese in mano, a cominciare dalla Rai. E l’invasione renziana del Palazzo è più pericolosa dei suoi spot propagandistici. Già si è perso troppo tempo, è il momento di svegliarsi perché è fuori da ogni logica continuare a parlare di cerchi magici, litigare sulle primarie, visto che il centrodestra è attrezzato per affrontarle, irrigidirsi su questioni di principio o di orgoglio quando si hanno le carte giuste per ripartire, dal contrasto all’immigrazione selvaggia alle risposte sull’economia e all’elezione diretta del Capo dello Stato, campi in cui la sinistra sbanda vistosamente. C’è un popolo che attende e quel popolo non può essere tradito. Per uscire dalla lunga notte basta un atto di umiltà. Ognuno faccia la sua parte. Provarci significa rimettersi in moto. E le nuove iniziative che vedono protagonisti molti esponenti di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Ncd e Lega vanno salutate con soddisfazione. Minimizzarle – come qualche giornale ha fatto – è un grave errore perché si tiene ferma la coalizione e le si impedisce di risollevarsi e di rimboccarsi le maniche.

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