Giustizia, basta la parola: Renzi annuncia la riforma e le toghe gli lanciano subito segnali di guerra
Sulla riforma della giustizia Renzi ci prova, dove prima di lui hanno fallito in tanti, a cominciare da Berlusconi. A dare le anticipazioni Repubblica e Messaggero sulle linee guida che verranno presentate al Consiglio dei ministri di lunedì. Si entrerà nel dettaglio solo a settembre, ma alcuni punti, che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha trasmesso a Palazzo Chigi, hanno già mandato in apprensione le toghe. In particolare la stretta sulle intercettazioni (tentata invano non solo dal governo Berlusconi ma anche dai governi di centrosinistra prima di lui) e una robusta riforma del Consiglio superiore della magistratura. Ma anche il taglio dell’età pensionabile, rappresenta una spina sulla quale i magistrati non resteranno inerti. Sulle intercettazioni, l’intento è quello di tutelare gli indagati, come più volte sollecitato dal Garante della Privacy, Antonello Soro. L’obiettivo? «Vietare che le telefonate finiscano subito nelle ordinanze» e quindi subito in pasto ai giornali. In questo senso ci sarebbe l’obbligo di fornire solo un riassunto del contenuto delle intercettazioni, evitando i dialoghi testuali. Su questo tema le toghe, che hanno già fatto le barricate contro la riforma Mastella e contro quella dei goveni di centrodestra, «sono guardinghe», anticipa Repubblica. Ma a mandare in particolare apprensione il partito dei giudici sarebbe il capitolo della giustizia disciplinare interna. Nelle linee guida del governo si prevede l’istituzione, all’interno del Csm, di una sezione autonoma che giudicherà i magistrati. Una sezione che avrebbe tempi più rapidi di giudizio. Accanto a questa, l’istituzione di un’Alta corte alla quale le toghe dovrebbero presentare appello anziché in Cassazione. «Si tratterebbe di una corte mista – anticipa Repubblica – che avrebbe competenze per tutta la magistratura. Ma come sarà composta? Con che percentuali? Anche qui toghe in fibrillazione». Non fa dormire sonni tranquilli neanche la semplificazione nei ricorsi contro la malagiustizia e la facoltà dello Stato di rivalersi sullo stipendio del magistrato in una percentuale maggiore rispetto a quella attuale (oggi di un terzo). Ma ancora più rivoluzionario è nelle intenzioni del governo il sistema di riforma della elezione del Csm, dove le correnti finirebbero per avere meno peso. Gli altri punti dove il Guardasigilli intende intervenire (e sul quale non dovrebbe incontrare molti ostacoli) sono le misure per abbattere del 20-40 per cento le oltre 5 milioni di cause civili arretrate. Tra le misure previste, il trasferimento in sede arbitrale dei procedimenti pendenti. È prevista anche la reintroduzione del falso in bilancio, la riduzione dei tempi della prescrizione e un’ulteriore stretta sul reato di associazione mafiosa. Almeno su questi punti, il confronto dovrebbe essere più sereno.