Renzi attacca Grillo: è uno sciacallo. «C’è un derby tra rabbia e speranza. Ma niente sondaggi, portano sfiga…»

5 Mag 2014 12:52 - di Redazione

È uno scontro all’arma bianca tra carogne e sciacalli. Dalla direzione del Pd Matteo Renzi spinge l’acceleratore in vista  del 25 maggio e spara a zero sul competitore numero uno, Beppe Grillo, che domenica aveva paragonato il premier a “Genny a’ carogna”. «Noi dobbiamo essere quelli che vogliamo dare speranza all’Italia mentre in giro, qualsiasi cosa accada, c’è chi si butta con istinto felino per dire non c’è più nulla da credere, lo Stato non c’è più», incalza Demolition man reduce dal bagno di folla della sua passeggiata a piedi da Palazzo Chigi a piazza di Spagna, «a Piombino Grillo è andato a fare lo sciacallo ma non si mettono i lavoratori contro i sindacati in una fabbrica in crisi». Matteo sfodera sicurezza e ottimismo («sta diventando un derby tra rabbia e speranza, tra chi scommette sul fallimento dell’Italia e chi pensa che l’Italia ce la può fare. Prima eravamo abituati a falchi e colombe, ora ci sono solo gufi e sciacalli»), indossa l’elmetto e si rivolge alla pancia profonda del Pd, quella sedotta dal verbo grillino. «Abbiamo sondaggi buoni e stiamo tutti contenti. Ma non dobbiamo fare due errori: non dobbiamo pensare agli altri, all’elefante, lasciamoli fare. E poi non dobbiamo guardare i sondaggi perché porta sfiga. Il vero sondaggio è il 25 maggio», dice invitando a non abbassare la guardia. «Non ci deve essere nessuna timidezza nel Pd nel gestire questa partita. Mancano 20 giorni al passaggio elettorale e noi dobbiamo avere la forza, il coraggio e la voglia di scegliere dove vincere le elezioni e per noi questo luogo è la piazza». Quindi i consigli per gli acquisti: «Dobbiamo chiedere un voto non perché il governo abbia un consenso leggermente migliore, non è un sondaggio sui ministri, ma è il tentativo per dire che per cambiare l’Europa dobbiamo stare concretamente in campo noi». Il 17 e il 18 maggio «ci sarà una straordinaria mobilitazione del Pd in tutta Italia, con diecimila banchetti, sia nei Comuni dove si vota, sia dove si vota solo alle europee», ha detto annunciando che chiuderà l’ultima settimana di campagna elettorale on the road tra Firenze e Bari. Poi la consueta retorica del cambio di verso e l’autodifesa del “premier dei miracoli”. A chi lo critica perché gli 80 euro sarebbero solo una misura elettorale, risponde che «no, gli 80 euro sono un antipasto. Sono la prima misura del cambiamento». Quanto alle storiche riforme annunciate nella conferenza stampa delle slides, nessuna paura: «Il voto sulla riforma costituzionale è stato spostato a dopo le europee per evitare lo scontro da campagna elettorale, ma quella riforma la portiamo a casa», dice rincarando la dose sul nodo dell’immigrazione. «Facciamo la nostra parte, difendiamo Mare nostrum che ha permesso di non contare i morti in fondo al mare e di “arrestare 207 scafisti. Ma diciamo anche che il Mare nostrum non può essere “nostrum” e basta e se l’Europa ha un cuore deve capire che nel Mediterraneo si gioca la sfida della dignità».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *