India, nuovi arresti per le bambine stuprate e impiccate. I familiari chiedono la forca per i responsabili

31 Mag 2014 14:33 - di Redazione

Altre due persone sono state arrestate nell’ambito delle indagini sullo stupro e l’impiccagione delle due ragazzine dalit, cioè “senza casta”, nello stato indiano dell’Uttar Pradesh, un caso che ha scioccato il Paese e il mondo intero. Secondo la Cnn, la polizia ha arrestato ieri notte un altro poliziotto e un uomo portando così a cinque il numero degli arrestati per la grave vicenda. Tutti e 5 – tre fratelli e due poliziotti – sono accusati di stupro e omicidio, ha rivelato R.K.S. Rathore, un funzionario di polizia.
I cinque arrestati sono anche accusati di complicità in omicidio e negligenza, ma i reati d’accusa potrebbero aumentare a mano a mano che le indagini proseguono, riferisce l’accusa.
Lo stupro delle due cugine, di 14 e 16 anni, ha scioccato il piccolo villaggio di Katra Sadatganj: una foto scattata dopo il crimine mostra una delle ragazze con indosso una tunica verde e pantaloni, impiccata all’albero di mango, mentre intorno una piccola folla, tra cui anche ragazzini, osserva la macabra scena.
La polizia ha detto che l’autopsia ha confermato che le due vittime sono state violentate e impiccate. I corpi delle due bambine sono stati cremati mercoledì secondo le usanze Hindu.
La vicenda sta provocando ripercussioni in tutto il Paese. Sull’onda dell’indignazione per la resistenza della polizia locale a trattare il caso il 27 maggio, quando le due bambine erano scomparse e i genitori chiedevano che fossero attivate le ricerche, quindi prima di ritrovarle impiccate a un albero il giorno successivo, il primo ministro dell’Uttar Pradesh, Akhilesh Yadav è stato costretto a togliere il caso dalle mani degli agenti del posto considerati, in qualche maniera, troppo vicini ai poliziotti arrestati e ad affidare il caso agli investigatori della Cbi, la Central Bureau of Investigation chiamata sempre a indagare sui casi più gravi. La prima conseguenza è stata il licenziamento di due poliziotti indiani che avevano rifiutato di indagare sul caso delle due ragazzine scomparse e ritrovate poi impiccate a un albero di mango dopo essere state violentate. I due sono stati anche incriminati per complotto criminale e complessivamente tre persone sono state arrestate.
Il padre di una delle vittime ha detto di essere stato deriso dalla polizia quando ha chiesto aiuto nelle ricerche delle figlie scomparse, in quanto membro di una casta “inferiore”.
Sabato scorso il leader del partito del Congresso, Rahul Ghandi ha incontrato i familiari delle due piccole vittime che si sono rifiutati di accettare del denaro e hanno, invece, preteso che delle indagini se ne occupasse l’Agenzia Centrale di investigazioni perché hanno sottolineato di non avere fiducia nelle forze di polizia locali chiedendo, in particolare che, una volta rintracciati tutti i colpevoli dello stupro questi vengano impiccati pubblicamente: «Vogliamo giustizia e non un risarcimento – ha detto il padre di una delle due bambine – Il mondo intero ha visto le nostre ragazze innocenti impiccate, vogliamo che allo stesso modo veda che i colpevoli verranno impiccati pubblicamente». Ghandi ha incontrato la famiglia nella casa dove vivevano le due bambine e ha poi visitato il luogo dove sono stati trovati i loro corpi, un enorme albero su una spianata.

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