«Matteo spara razzi». Il sottosegretario renziano prima attacca il premier poi fa dietrofront

11 Mar 2014 16:34 - di Redazione

«Nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole se cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili». Parola del sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi che, intervistato da Repubblica, sottolinea: «Qui nessuno sa niente. Matteo Renzi spara razzi nel cielo, quello è il suo talento, ma poi noi arranchiamo dietro. Mancano tutti i dettagli, e che dettagli». «Nella mia azienda privata», spiega Reggi, «per avere un dato certo schiacciavo un tasto. Al governo non è così: non esiste un database unico per i ministeri, ognuno inserisce i suoi, di dati, e con i propri criteri». E sottolinea: «Se chiedo un dato certo sulle scuole bisognose di intervento ai direttori generali dell’Istruzione, delle Infrastrutture e dell’Economia mi arrivano tre cifre diverse». Reggi riflette anche sui fondi per la scuola: «Sono incagliati nei luoghi più disparati. Ci sono otto diverse fonti di finanziamento e dodici procedure attuative. Serve – sottolinea il sottosegretario – una cabina di regia al Miur». Una vera tempesta mediatica, visto e considerato che Reggi è un fedelissimo renziano. L’attesa smentita, attesa nelle prime ore della mattinata, non arriva, fino al primo pomeriggio. «Non ho mai detto che il presidente del Consiglio Matteo Renzi dà i numeri, né che i numeri sull’intervento del governo sull’edilizia scolastica sono falsi», replica il sottosegretario all’Istruzione. «Ieri sono intervenuto alla Giornata di ascolto della Scuola organizzata dal Pd spiegando che ci sono molti soldi fermi nelle casse dei Comuni sul capitolo edilizia che vanno sbloccati. Fondi di cui nessuno ha mai avuto piena contezza ed è su questo che si è lavorato in questi giorni in vista del Consiglio dei Ministri di domani», prosegue il sottosegretario. «Non ho mai detto – prosegue – che Renzi spara razzi e che noi poi arranchiamo dietro. C’è invece un lavoro molto complesso che stiamo facendo da giorni come ministero dell’Istruzione, in accordo con la Presidenza del Consiglio, proprio per fare quello che nessuno aveva mai fatto fino ad ora: mettere insieme i pezzi di un quadro complesso che vede norme e interventi stratificati spesso fermi a metà strada».

Un dietrofront tardivo, che non ha placato le polemiche e le ironie. «Il bomba, come lo chiamavano a scuola, ha perso il pelo ma non il vizio», scrive, su Twitter, il deputato di Forza Italia Luca Squeri. Ancora più caustico il deputato della Lega Nord Guido Guidesi. Dalle parole di Reggi, «il premier ne esce come il nuovo Giucas Casella che ipnotizza con le parole i suoi ascoltatori e ai suoi sottosegretari spetta il compito di svegliare le vittime».

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