La rossa Toscana apre alla pillola abortiva fuori dagli ospedali. E scoppia la polemica

4 Mar 2014 19:57 - di Giorgia Castelli

La deriva era nell’aria. Nella rossa Toscana la pillola Ru486 potrà essere somministrata anche fuori dagli ospedali. A deciderlo, secondo quanto riporta  La Repubblica, è il Consiglio sanitario regionale, l’organo tecnico che affianca l’assessorato alla salute. Così in Toscana, primo caso in Italia, la pillola abortiva potrà essere data senza un ricovero ordinario o in day hospital, bensì in consultori e poliambulatori dove la donna che compie questa scelta dovrà restare per due ore dopo aver assunto il farmaco. Dopo potrà tornare a casa avendo però sempre sottomano il numero telefonico della struttura sanitaria e quello del pronto soccorso ginecologico più vicino. Due giorni dopo potrà tornare nella stessa struttura per la seconda assunzione, fissando una visita di controllo per quindici giorni dopo. «Abbiamo seguito – ha detto il vicepresidente del Consiglio sanitario regionale e presidente dell’Ordine dei medici di Firenze Antonio Panti – tutte le leggi che regolano l’interruzione di gravidanza. Già la 194 apriva alla possibilità di introdurre metodiche nuove oltre la chirurgia e indicava le strutture territoriali come luoghi dove praticarle». Una scelta che ha scatenato subito polemiche. A scendere subito in campo è l’associazione Scienza & Vita. «La scelta della Regione Toscana – hanno commentato  il presidente dell’associazione Paola Ricci Sindoni e il copresidente Domenico Coviello – consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza, abbandona le donne a loro stesse e apre a deregulation». L’associazione ha sottolineato che «la somministrazione della pillola direttamente tramite i consultori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili. L’aspetto umanamente più terribile di una sanità che abbandona le donne a se stesse». Non crediamo, hanno detto ancora, «che consegnare un blister e un numero di telefono voglia dire essere dalla parte delle donne, soprattutto in un momento in cui spesso l’attenzione, la premura e una parola di sostegno possono incidere favorevolmente nell’accoglienza della vita. La fornitura libera della Ru486 privatizza l’interruzione di gravidanza, lasciando la donna a sostenere il peso di tutte le fasi abortive nell’indifferenza e nella solitudine».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *