La ricchezza è concentrata nelle mani di pochi e il Paese non cresce: siamo ridotti così

27 Mar 2014 21:05 - di Giovanni Centrella

A poche persone deve essere sfuggito quanto rivelato dal Mef sulle dichiarazioni 2013 riferite ai redditi 2012. Perché i numeri, pur non raccontando grandi novità rispetto al passato, spiegano il motivo per cui l’Italia sta diventando un Paese sempre più iniquo da un punto di vista sociale e incapace di crescere. Molti sono i Paesi con disparità profonde, ma gli Stati Uniti, ad esempio, dove il livello dei servizi è inferiore agli standard europei, restano una grande potenza, ora in fase di ripresa dopo un periodo di crisi. Torniamo ai dati del Mef, secondo i quali la metà dei contribuenti italiani – in tutto 41,4 milioni, in lieve aumento (+0,2%) sull’anno precedente – ha un reddito complessivo dichiarato inferiore a 15.654 euro. Non finisce qui, – e non per fare i soliti sindacalisti – ma gli imprenditori risultano essere più poveri dei dipendenti. Va detto in tutta onestà anche che nella categoria “imprenditori”, con un reddito medio dichiarato pari a 17.470 euro, rientrano i titolari di ditte individuali, escludendo da essi chi esercita attività economica in forma societaria. Tuttavia, andando nel dettaglio, non può non sorprendere o destare molti dubbi venire a sapere che circa l’80% dei lavoratori autonomi e la stessa percentuale degli imprenditori con contabilità ordinaria dichiari al fisco un reddito inferiore a 20.000 euro. Sotto la stessa soglia circa il 60% dei dipendenti e il 70% dei pensionati. Altro divario confermato riguarda i territori: la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (23.320 euro), seguita dal Lazio (22.100 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 14.170 euro. Solo il 5 per cento dei contribuenti controlla quasi un quarto del reddito nazionale.

Il mercato è fermo, i divari aumentano, la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, il Paese non cresce oppure cresce poco e non crea occupazione. Più di “qualcosa” sfugge in termini di ricchezza al fisco, anzi è un fatto assolutamente evidente. Fin quando non sapremo con certezza quanta e quale sia la ricchezza reale, non dichiarata, che circola in Italia, mai riusciremo mai a crescere e a fare riforme efficaci.

*Segretario Generale Ugl

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