Guai giudiziari per Grillo: rischia 9 mesi per violazione di sigilli e risulta indagato per aver istigato i militari alla disobbedienza

7 Feb 2014 10:13 - di Sandro Forte

Cominciano anche per Beppe Grillo i guai giudiziari. La Procura di Torino ha chiesto di condannarlo a nove mesi di reclusione al termine di un processo legato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Valle di Susa. Si tratta della costruzione abusiva di una baita, nel dicembre 2010, diventata simbolo del movimento. Grillo era salito in Valle di Susa il 5 dicembre 2010 durante una manifestazione dei No Tav e davanti alla baita ancora in costruzione improvvisò un breve comizio facendosi accompagnare all’interno del locale. In precedenza il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che, se avesse varcato la soglia della casetta, avrebbe commesso un reato. Dopo qualche minuto Grillo uscì e, davanti alle telecamere, mimò di avere i polsi ammanettati. Il processo vede imputate 21 persone di violazione di sigilli. La pubblica accusa ha chiesto quattro assoluzioni e, per il resto, condanne fra i 18 e i 6 mesi di reclusione.
Il secondo filone giudiziario, che vede coinvolto Grillo, riguarda l’accusa di «istigazione di militari a disobbedire alle leggi», previsto dall’articolo 266 del Codice penale. Per questo reato – che prevede pene da 1 a 3 anni e, se commesso in pubblico, da 2 a 5 anni – il leader di Movimento 5 Stelle risulta indagato. Su di lui «sono arrivati numerosi atti da diverse Procure dove risulta già indagato», ha precisato il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce smentendo così che il provvedimento sia stato preso dal suo ufficio. Il fascicolo giudiziario è stato aperto a seguito dell’esposto del parlamentare e coordinatore dei giovani del Pd Fausto Raciti, che stigmatizzava una lettera aperta di Grillo ai vertici di Polizia, Esercito e Carabinieri, in cui l’ex comico li invitava a non schierarsi a protezione della classe politica italiana. Nella lettera Raciti ravvisò appunto un’istigazione alla disobbedienza e quindi un reato. Lo scritto risale al 10 dicembre scorso quando ci furono le manifestazioni dei Forconi con il clamoroso gesto di alcuni agenti addetti all’ordine pubblico che a Torino, Genova e Milano si sfilarono il casco protettivo. «Alcuni agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torino si sono tolti il casco – scrisse Grillo – si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. È stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari». Quindi aggiunse: «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell’ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l’Italia cambierà. In alto i cuori». La lettera di Grillo era indirizzata a Leonardo Gallittelli, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato, e Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell’Esercito italiano.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *