È morto Piero D’Inzeo, il fratello “invincibile” dell’equitazione mondiale. Lunedì a Roma i funerali
Il mondo dell’equitazione e dello sport, non solo nazionale, è a lutto. È morto ieri a Roma dove era nato Piero D’Inzeo, avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 4 marzo: la camera ardente del grande campione, leggenda dell’equitazione italiana, sarà allestita domani al Salone d’Onore del Coni e i funerali si svolgeranno lunedì 17 febbraio alle 11 presso l’Ippodromo Militare in Via Tor di Quinto. In coppia con il fratello minore Raimondo (che si è spento lo scorso novembre), elegante, raffinato, il colonnello D’Inzeo ha rappresentato una vera e propria favola dell’equitazione italiana di tutti i tempi. Anche la morte a soli tre mesi dalla scomparsa di Raimondo sembra suggellare per sempre la proverbiale intesa che ha sempre legato i “fratelli d’Italia” nel campo e nella vita. Vincitore di sei medaglie ai Giochi olimpici, Piero si formò come cavaliere sotto la guida del padre Costante, sottufficiale dell’esercito, e fin da bambino manifestò doti agonistiche e umane eccezionali, tanto da spingere Raimondo, a seguirne l’esempio. Ma al comportamento più irruente ed aggressivo di Raimondo, il colonnello gentiluomo contrapponeva una maggiore tecnica e una cadenza più elegante. Ufficiale di cavalleria, entrò nell’Olimpo del salto ostacoli negli anni Cinquanta (salì sul podio per la prima volta a Melbourne).
Insieme i “fratelli invincibili” hanno gareggiato e vinto nelle più importanti piazze mondiali: l’apice fu raggiunto ai Giochi Olimpici di Roma del 1960 quando Raimondo conquistò la medaglia d’oro e Piero quella d’argento nella gara a ostacoli. Lo scambio dei gradini del podio fu una costante dei fratelli D’Inzeo, chi in sella a Posillipo, chi a The Rock («forse il miglior cavallo che mi si mai capitato di montare»). Piero, che al suo novantesimo compleanno ha ricevuto dal capo di stato maggiore della Difesa la decorazione d’onore interforze, era un uomo di una forza fisica e mentale straordinaria. Anche il suo particolare rapporto con il corpo è entrato nella leggenda, appassionato velista si dice che quando venne scaraventato in mare da un colpo di boma in testa, sia stato necessario riparare il boma. Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri fino al grado di Colonnello, nella sua carriera militare è stato comandante del Gruppo Squadroni Pastrengo e autore di numerosi Caroselli storici dell’Arma dei Carabinieri. Con la morte di Piero D’Inzeo scompare l’ultimo rappresentante di una grande famiglia di cavalieri, che con il suo stile e le sue inimitabili vittorie ha segnato generazioni di atleti a cavallo meritandosi una fama che trascenderà per sempre i confini nazionali.