Renzi teme il “rischio palude”. Ultimatum di Alfano al leader Pd: protagonista nel governo, o non si va avanti
I grillini, dopo la bagarre a Montecitorio, continueranno ad alzare il tiro per rubare la scena politica agli avversari. Matteo Renzi è impensierito, ma fino a un certo punto. Ora quello che più preoccupa il segretario del Pd è l’iter della legge elettorale. Il voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità ha visto tutto sommato una tenuta del fronte che vuole la riforma ma il rinvio all’11 febbraio, deciso dalla capigruppo nonostante il pressing di Pd e Fi a fare presto, non è un buon segnale. “Si riapre il rischio palude tra Grillo, che proverà a fermarci, e i piccoli che tenteranno di riaprire una trattativa chiusa”, è l’allarme scattato tra i renziani. Il segretario Pd, rimasto a Firenze nel giorno delle prime votazioni sulla legge elettorale, si tiene in continuo contatto con i suoi. L’incubo dei “101 traditori”, nonostante le rassicurazioni della minoranza di tenersi alla linea, c’era comunque e solo la tenuta del partito, alla prova del voto, fa tirare un sospiro di sollievo. Il sospetto dei democrats è che la presidente Boldrini, allungando di 10 giorni, abbia tenuto in particolare considerazione le esigenze dei piccoli partiti, Sel inclusa. Il timore è che i grillini possano la prossima settimana, sui decreti in discussione, tornare a bloccare la Camera.
Ma c’è un’altra partita che lo stop può riaprire: il pressing della minoranza Pd e i veti dei partiti insoddisfatti per l’accordo tra Renzi e il Cavaliere. Per il segretario Pd, però, la partita è chiusa e la linea, al momento del voto, sarà che si voteranno solo gli emendamenti concordati tra i contraenti del patto. Ma la minoranza, che ha ripresentato tutti i suoi emendamenti, tenterà di fare cambiamenti fino all’ultimo. E le trappole, al momento del voto, arriveranno anche dagli emendamenti altrui, come l’insidiosa proposta M5S che ributta nella mischia il tema del conflitto di interessi e dell’incompatibilità per i titolari di partecipazioni di controllo nel settore radio tv ed editoria. Un tema da sempre spinosissimo per il Pd, che ora fonda l’intesa elettorale proprio con il partito del Cavaliere. Davanti a queste insidie, sta prendendo piede, al vertice del Pd, l’idea di rinviare la direzione dedicata al programma, prevista per il 6 febbraio.
E anche Angelino Alfano si è messo a dettare condizioni: Renzi – ha detto – deve essere protagonista della nuova fase di governo, altrimenti “non si potrà andare avanti”. Una sorta di ultimatum al segretario del Pd affinché si decida a inserire nella squadra di Palazzo Chigi ministri renziani. Unico passo che per Alfano può veramente rafforzare il governo letta.