Prove tecniche di rimpasto? Letta non lo dice, ma apre le consultazioni per sopravvivere a Renzi…

7 Gen 2014 15:07 - di Gloria Sabatini

Istanbul può aspettare, il rimpasto di governo no: Enrico Letta ha rinviato il vertice intergovernativo Italia-Turchia, in programma per il 17 gennaio nella capitale turca, per lavorare al cosiddetto “Impegno 2014”, il contratto di coalizione tra le forze politiche della maggioranza. «Nel corso di una cordiale conversazione telefonica – si legge in una nota di palazzo Chigi – il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha informato il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, della decisione di posticipare il vertice intergovernativo previsto per il 17 gennaio a Istanbul». Non c’è tempo da perdere e il premier, sempre più incalzato dal superattivismo di Renzi che ha portato alle dimissioni di Stefano Fassina, avvierà nel pomeriggio di oggi le consultazioni informali per mettere nero su bianco il proseguo della rotta di governo: Letta, sangue democristiano nelle vene e lessico rottamato, chiama l’operazione finale “contratto di coalizione” ma in soldoni è la vecchia e cara verifica di una volta per riparare i danni in corso d’opera ed evitare la crisi. Subito dopo la breve pausa natalizia Letta è tornato al lavoro sui punti da presentare agli alleati, con lavoro e riforme in cima alla lista per accontentare sia “l’amico Matteo” che il suo vice Angelino Alfano. Prima degli altri vedrà i leader di Scelta civica per poi incontrare nell’arco della settimana tutti gli altri. Non solo argomenti, anche i nomi sono strategici, visto che il rimpasto è praticamente d’obbligo non solo per il “caso Fassina” ma anche per le dimissioni dei sottosegretari di Forza Italia passati con l’opposizione. E, proprio come nella vituperata Prima repubblica, è partito il conto alla rovescia della corsa alle poltrone, con buon pace del rinnovatore Letta. Il sindaco di Firenze vorrebbe dare le carte e, nell’attesa del semaforo verde del Colle per il voto anticipato che piace pure a Berlusconi, sta pensando a come e chi piazzare nella squadra di governo. La più ambita è proprio la sedia di Fassina, ma è anche la più complicata da attribuire perché al Tesoro c’è Fabrizio Saccomanni (che questa mattina ha incontrato il premier) che è un osso duro. Renzi avrebbe già un nome: Yoram Gutgeld, il suo guru di economica, ma in corsa ci sono altri renziani doc. Un altro nome “caldo” è quello di Graziano Delrio, l’unico renziano attualmente nella squadra di governo. Potrebbe ottenere un ministero di peso, lasciando quello degli Affari Territoriali, forse l’Interno o la Difesa o la Giustizia, sarebbe questo il ventaglio delle ipotesi secondo la ricostruzione di Repubblica. Ma per un ministro che viene c’è un ministro che va. Quali teste salteranno? Si fanno i nomi di Beatrice Lorenzin, di Nunzia De Girolamo e persino di Maurizio Lupi, tutti alfaniani doc.

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