Basta provocazioni antitaliane in Alto Adige: Eva Klotz a processo per vilipendio al Tricolore
È iniziato a Bolzano il processo che vede imputati i consiglieri altoatesini Eva Klotz e Sven Knoll, esponenti del Suedtiroler Freiheit, insieme ad altri sette membri del partito con l’accusa di vilipendio alla bandiera. L’inchiesta partì nel 2010 in seguito all’affissione in Alto Adige di numerosi manifesti in cui veniva raffigurata una bandiera italiana, spazzata via da una scopa. Il manifesto riportava poi lo slogan separatista «Il Sudtirolo può rinunciare all’Italia». Tutte da ridere le tesi dell’autodifesa. «Si tratta di diritto di critica», ha sottolineato l’avvocato difensore Nicola Canestrini. Secondo Klotz, tutto sarebbe partito da una traduzione scorretta del termine «kehraus». Non vuole dire «mettere via la sporcizia» – ha spiegato la pasionaria – ma semplicemente «mettere fine a qualcosa».
Figlia di Georg (denominato “martellatore della Val Passiria”, per via della sua attività terroristica contro lo Stato italiano negli anni Sessanta), Eva Klotz ha rinnovato recentemente il suo furore antitaliano. «I tempi per l’autodeterminazione sono maturi. Stiamo meglio senza l’Italia. L’autonomia non basta, chiediamo la libertà» ha detto nei mesi scorsi.
Nel mirino della Klotz c’è anche il biliguismo. Alla pasionaria non basta cancellare la lingua italiana dall’Alto Adige. Vorrebbe anche decretare l’uscita della provincia dall’Italia, per seguire un vecchio delirio contrario alla storia, alla cultura e ai valori della convivenza tra culture diverse. Le posizioni della Klotz sono fortunatamente minoritarie tra i cittadini di lingua tedesca dell’Alto Adige, che hanno costruito nei decenni una proficua convivenza con i cittadini di lingua italiana all’insegna della tolleranza e della collaborazione. Ciò non toglie che sia rattristante dover assistere al continuo vilipendio dell’italianità da parte di un gruppo di fanatici ispirati dal peggiore ideologismo razzista e dall’intolleranza etnica.