Grillo da Genova arruola anche il Papa e lancia un referendum sull’euro: noi fieri di essere populisti…
Dalla sua Genova, scatenato e senza freni, come sempre Beppe Grillo ha cercato di galvanizzare il “suo” popolo. Ma la reazione è stata alquanto tiepida nonostante in migliaia siano accorsi da più parti d’Italia per ascoltarlo. Il suo parlare è quello di sempre, tanti i proclami e le contraddizioni. Come l’annuncio che alle prossime elezioni europee «vinceremo e saremo il primo movimento in Europa», lanciando poi un referendum sull’euro e la fiera rivendicazione di essere populista. C’è il solito affondo contro i politici che sono «vigliacchi ai quali daremo l’estrema unzione» e poi la la sparata contro Napolitano per il quale «chiederemo l’impeachment». In un delirio dirompente c’è anche l’arruolamento al Movimento 5 Stelle di Papa Francesco perché «siamo nati il 4 ottobre, il giorno di san Francesco, anche lui è un grillino». Grillo ha celebrato il terzo Vaffa-Day nella speranza di recuperare all’esterno quel consenso che all’interno del movimento ha perso. Ne ha per tutti e dalla piazza genovese ha rilanciato i temi a lui cari: l’acqua pubblica, l’energia pulita, il lavoro, il reddito di cittadinanza, l’uscita dall’euro. «I politici devono rendere 2,7 miliardi di finanziamenti pubblici presi – ha tuonato dal palco di Piazza della Vittoria – Curioso che la Corte ci abbia messo venti anni a scoprire che sono incostituzionali come dicevamo noi. È una truffa fatta cambiando le parole, da finanziamento pubblico a rimborso. Ora devono rendere quei miliardi alle famiglie e alle imprese». Ce n’è anche per «Capitan Findus-Letta che sta portando la nave contro gli scogli e intanto ha fatto un tweet dicendo che ha risolto il problema dei rimborsi. Voglio vedere ora se Equitalia gli va a chiedere quei soldi», ha detto Grillo. E c’è anche l’invettiva di Dario Fo contro la politica e il debito-rapina. Un discorso terminato con il nome urlato di Franca Rame. Non tutto scorre liscio però e Grillo deve fare i conti anche con il giallo di Assange che avrebbe dovuto partecipare anche se soltanto via etere con una clip dall’ambasciata ecuadoriana a Londra e che invece non c’è stata.