Scudetto alla Roma? Diamine, che jella da quando Marino ha minacciato di denudarsi…

11 Nov 2013 19:12 - di Antonella Ambrosioni

Il sindaco Ignazio Marino scopre purtroppo troppo tardi per i tifosi romanisti il valore della scaramanzia. Ai microfoni di Radio 24 il primo cittadino ha risposto in maniera molto “abbottonata” alla domanda: la Roma ha possibilità di vincere lo scudetto? «Sono molto scaramantico e non affronto questo tema», è stato il suo laconico pensiero. Ma come, con che coraggio parla di scarmanzia proprio lui che appena dieci giorni fa, in spregio a ogni forma di scongiuro messo in atto dai tifosi, ha annunciato spavaldamente uno strep-tease in caso di scudetto? Le partite vinte dalla Roma fino a quel momento erano state dieci, un record italiano, un record quasi europeo (avrebbe raggiunto il Tottenham se solo ne avesse vinto un’altra), una marcia trionfale. Poi è arrivata la “minaccia” del sindaco: «Se la Roma vince lo scudetto mi spoglio…», ha detto in un fuori programma nella trasmissione Supermax su Radio 2. I gesti apotropaici non si contarono tra i tifosi, ma anche tra i romani in genere, nel terrore di vedere un giorno il primo cittadino nudo in tanga su una bicicletta al Circo Massimo. Ma la minaccia ormai in città viene stramaledetta per i suoi effetti iettatori ad ampio raggio sull’andamento della squadra sulla quale si sono “abbattuti” una serie di sfortunati eventi: due pareggi con Toro e Sassuolo, il k.o. di Totti e Gervinho, arbitraggi poco limpidi, Juventus a un punto, fantasmi inquietanti e legittimi sospetti che lassù qualcuno non ti ami.

Ce n’è abbastanza qui a Roma per tirare in ballo Marino e i suoi precoci, puerili proclami per emulare un ben più promettente spogliarello, quello della lussureggiante Ferilli. E ora ci viene a dire: «Meglio la scaramanzia»? Una retromarcia tardiva. Va detto, purtroppo, che i politici per la Roma sono una vera iattura. Persino un tifoso doc, un veterano come Massimo D’Alema, aduso agli alti e bassi in casa giallorossa, ha peccato di leggerezza e non ha tenuto a freno la lingua: «Se vinciamo lo scudetto, scendo in piazza». Il low-profile non appartiene neanche a D’Alema, presidente del Roma Club Montecitorio, carica ereditata da Giulio Andreotti. Ma questo non è niente. Sentite cosa ha aggiunto al settimanale Oggi: «Stiamo andando al di là di ogni più rosea aspettativa e buona parte del merito è di Rudi Garcia». E al direttore sportivo Walter Sabatini fa sapere: «Gli devo fare i complimenti e le scuse. Quando comprò Gervinho, feci pensieri funesti. Invece è fortissimo». Detto e fatto: l’ivoriano si è fatto subito male, non gioca da un bel po’, messo k.o da un guaio muscolare. Una preghiera, fateli tacere fino a maggio…

 

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