Renzi arretra, Cuperlo avanza. Primarie a sorpresa nel Pd con il consueto contorno di polemiche e caos

1 Nov 2013 10:05 - di Gennaro Malgieri

I congressi del Pd, come nel recente passato, stanno dando il peggio del “partito dei riformisti” che aspira a guidare l’Italia. Litigi, denunce, ricorsi si stanno producendo a catena in tutt’Italia. I circoli, che sono poi le sezioni del Pci e della Dc di una volta, sono luoghi di risse continue. Lo ha documentato il Corriere della sera, ne scrivono quotidianamente i giornali locali che rivelano come tra i sostenitori dei quattro aspiranti alla segreteria si è scatenata una vera e propria guerra. Poche regioni si salvano. Ma dal Piemonte alla Sicilia vengono fuori scandaletti legati al tesseramento che dovrebbero indurre la dirigenza di Largo del Nazareno a sospendere i congressi sui quali gravano sospetti di brogli. Una bufera, si apprende, che non risparmia neppure la Capitale dove due militanti, venuti alle mani, sono stati portati addirittura in ospedale.

Se questo è il partito nuovo, auguri.

Auguri che Matteo Renzi certamente non gradirà. Il sindaco di Firenze, infatti, dato per vincitore ancor prima che la bagarre si scatenasse registra un arretramento di posizioni imbarazzante a favore di Gianni Cuperlo, uomo d’apparato, sostenuto da Bersani e D’Alema, ultimo segretario della federazione giovanile comunista, dotato un appeal politico che Renzi certamente non ha, colto e brillante come lo descrivono anche gli avversari, può contare oltre che sugli ex-comunisti, sull’appoggio di molti post-democristiani come Franco Marini ed suoi amici.

Su 76 congressi celebrati fino ad oggi , ben 48 li ha vinti Cuperlo, mentre a Renzi sono andate solo 28 province, un po’ poco per aspirare a guidare il Pd.  E l’uomo, infatti, pompato ben oltre il dovuto da giornali, imprenditori, opinionisti, non è escluso che alla fine si ritrovi con un pugno di mosche in mano e debba accontentarsi della seconda piazza. In molte città capoluogo i due sono testa a testa e non è detto che molte sorprese possano venire dall’abbandono dei sostenitori di uno dei suoi altri concorrenti, Pittella e Civati. Ma è altrettanto certo che non tutto il raccolto finirebbe per essere acquisito da Renzi, il quale, come si dice, comincia a tremare in vista del rush finale delle primarie che si concluderà il 6 novembre.

La battaglia congressuale entrerà nel vivo subito dopo e con le regole che il Pd si è dato, l’8 dicembre tutto potrà accadere. Ma di sicuro Renzi non entra nelle assise come il vincitore che s’immaginava ed un testa a testa con Cuperlo è più che probabile, per quanti giochi dietro le quinte possano essere tessuti da vecchie nomenklature capaci di capovolgere  orientamenti che sembrerebbero acquisiti.

Renzi che vuol farsi passare per il “nuovo che avanza” a tutti i costi, sta dimostrando la fragilità delle sue argomentazioni politiche: bravissimo nell’enunciare i mali italiani, debolissimo nell’indicare soluzioni per uscire dalla crisi. E’ vero che ha la battuta pronta, ma in politica non basta soprattutto se la politica, come lui dice, la si vuole rifondare. Indiscutibilmente più solido Cuperlo ha dalla sua una inossidabile militanza politica a sinistra e si presenta per quello che è, vale a dire un politico a tutto tondo che quando il suo avversario  partecipava alla “Ruota della fortuna”, lui già faceva parte della classe dirigente di un grande partito e partecipava alla trasformazione di questo in un soggetto votato alla raccolta della sinistra, operazione che non è mai riuscita, ma ha avuto pesanti battute d’arresto vuoi per le divisioni interne che per la concorrenza di un centrodestra coeso e fortemente maggioritario nel Paese.

Per ora la partita è all’ultima tessera: spettacolo poco decoroso (questa storia delle primarie non ci ha mai convinto); poi sarà all’ultimo voto. Quel che si è capito è che Renzi non ha vinto ancora. E forse non vincerà neppure la partita decisiva. Gli scenari, dunque, dovranno essere rivisti nel centrosinistra come nel centrodestra. Ed anche nel governo, naturalmente.

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