Nasce il Movimento per Alleanza nazionale. Storace: «Finisca la guerriglia a destra»
Uno strano effetto. Bandiere rimaste negli armadi per cinque anni. Si incontra gente che non si vedeva da tanto tempo. E che magari non si parlava più. C’erano un migliaio di persone al Parco dei Principi di Roma alla manifestazione di presentazione del “Movimento per Alleanza Nazionale”, al quale hanno aderito – oltre alla Destra – Fli, Io Sud, Fiamma Tricolore, Nuova Alleanza e la Fondazione Giuseppe Tatarella. Sui volti la voglia di ripartire, di colmare un vuoto, con un pensiero ai “fratelli separati”, più volte evocati dal palco. L’inno di An diffuso nella sala ha creato attimi di emozione. Ma il tempo è passato, anche se cinque anni non sono poi tanti. Sul palco si sono alternati Francesco Storace, Adriana Poli Bortone, Roberto Menia, Oreste Tofani, Salvatore Tatarella, Antonio Buonfiglio, Domenico Nania, Roberto Buonasorte, Luca Romagnoli. In prima fila era Donna Assunta, salutata al suo arrivo con un’ovazione.
Il messaggio della giornata è racchiuso in un invito alla ricomposizione della destra. «Finisca – dice Storace – la guerriglia a destra. Non ha senso litigare con chi ha indossato la stessa maglietta per decenni. Noi non avremo mai una gazzella dei carabinieri che ci insegue perché rubare non è nel nostro Dna». È il momento di riconoscersi nei valori. «Intendiamo rispettare civilmente il settimo comandamento: ci vuole etica in politica». Secondo Menia occorre «restituire una patria comune ai tanti esuli della destra». Il Movimento per Alleanza nazionale non nasce «contro» qualcuno, ma «per» riunire un mondo diviso. «Le nostre diversità sono la nostra ricchezza», continua Menia, perché «c’è un filo nobile che ci unisce». La consapevolezza del passato «non vuol dire nostalgia, perché dobbiamo costruire qualcosa di nuovo». Se per la maggior parte dei presenti il filo del discorso comune s’è interrotto cinque anni fa, per Romagnoli la strada s’era divaricata diciannove anni prima. Oggi però Romagnoli dice che l’Italia è molto cambiata da allora e che la «destra deve riprendere il posto che la storia le ha assegnato». Secondo Nania il progetto di An non è fallito, né è fallito il bipolarismo. A fallire è stato il «bipartitismo» imperniato sul Pd da un parte e il Pdl dall’altra. Ora c’è da riempire un vuoto politico, rappresentato dalla diaspora della destra. Quello che rimane, quello da cui ripartire è, in questo momento, il cuore. Né potrebbe essere altrimenti, vista l’attuale situazione politica. Nania cita una frase di Ezra Pound: «Le idee dividono, il sentire unisce».