L’Ue dice no alla legge di stabilità. Il Mef: «Non è una bocciatura». Brunetta: «Verdetto negativo per Letta»

15 Nov 2013 14:09 - di Valeria Gelsi

Il commissario per gli Affari economici, Olli Rehn, l’ha definito un «semaforo giallo»: non una promozione, ma nemmeno una bocciatura. Fatto sta, però, che il giudizio di Bruxelles sulla bozza di legge di stabilità italiana è tale da bloccare il “bonus Ue”, ovvero la flessibilità sugli investimenti del patto di stabilità, che Roma aveva chiesto e che si può quantificare in tre miliardi di euro. «L’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole», è il commento della Commissione alla prima stesura dell’ex finanziaria. Bruxelles ha rilevato il «non rispetto delle regole sul deficit contenute nel Patto di stabilità» e ha posto l’Italia nel gruppo dei Paesi a più alto rischio di sforamento dei parametri, parlando di «progressi limitati» sulle raccomandazioni per le riforme strutturali fatte dal Consiglio a maggio scorso. Bruxelles, insomma, avverte l’Italia che la legge di stabilità così com’è non può essere approvata e sollecita cambiamenti. Per questo Rehn ha parlato di semaforo giallo, ovvero di una situazione intermedia che per altro accomuna la maggior parte degli Stati membri: solo due Paesi, Germania ed Estonia, hanno ottenuto la luce verde. È stato ancora Rehn a chiarire che la Commissione europea «conta molto» sugli impegni presi dal governo italiano in particolare «sulla spending review», che però per consentire l’accesso al “bonus” deve dare «risultati già nel 2014». Ma Rehn si è lasciato andare anche a una battuta sulla situazione politica italiana. A chi gli chiedeva se questo giudizio non rischiasse di avere ripercussioni negative sulla situazione «politicamente delicata» dell’Italia, il commissario ha replicato che «lo dico con molta simpatia, ma ogni giorno quest’anno, così come l’anno scorso, è “politicamente delicato” in Italia. Noi dobbiamo fare il nostro lavoro indicando la strada verso conti sostenibili». «Le misure che la Commissione richiede sul debito sono in fase di definizione ed avranno effetto sul corso dell’anno», ha rassicurato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, mentre è stata una nota del ministero a precisare che il giudizio di Bruxelles non è una «bocciatura» e non è nemmeno privo di fondamento. È però ingeneroso perché «i rischi segnalati dalla Commissione sono già considerati nell’azione del governo» e sono «già in campo misure per contrastare eventuali rischi su disavanzo e debito 2014», di cui la Commissione non ha tenuto conto. Il Mef parla di «importanti provvedimenti annunciati dal governo, anche se non formalmente inseriti nella legge di stabilità, e già in fase di attuazione». Via Venti settembre, dunque, respinge le critiche. Ma secondo Renato Brunetta quello della Commissione è un «verdetto negativo sulla legge di stabilità di Saccomanni e Letta» ed è evidente che «alla fine l’Italia è rimasta con un pugno di mosche in mano». Per questo il capogruppo del Pdl alla Camera chiede un «confronto serio sulle riforme» e che si abbandoni la «furbizia dialettica». «Di fronte a questa debacle, il governo Letta e tutte le forze politiche italiane dovrebbero avviare una riflessione, che prescinda dal gioco delle reciproche accuse, per misurarsi con le cause di fondo», ha esortato Brunetta, mentre il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Filippo Patroni Griffi, ha chiarito che «il consiglio dei ministri non ha affrontato il tema».

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